Testo di FRANCESCO POLI
IL MONDO ORGANICO FANTASTICO IRONICO DI ANGELA SEPE NOVARA
Angela Sepe, è un’artista che con autentica passione sviluppa la sua ricerca con
grande coerenza e fa emergere la sua dimensione interiore senza preocciparsi di
Essere in linea con le tendenze più alla moda.
Il suo linguaggio prende forma nel segno della libertà, attraverso una sintesi
sorprendente dell’esperienza della realtà con le pulsioni emotive e immaginifiche
di matrice strettamente personale.
E’ così che da vita, senza forzature artificiose, al suo coinvolgente e bizzarro
microcosmo poetico: un mondo organico, fantastico, ma anche ironico, che si
presenta ben serrato nelle sue coordinate autonome, ben definito dal perimetro
del supporto che diventa lo spazio assoluto dell’evento pittorico.
Curiosamente le sue composizioni hanno allo stesso tempo un carattere intimo
delicato e una energia espressiva pulsante, fluida magmatica, che sembra sovente
sul punto di debordare. Da un lato c’è il controllo della forma, dei suoi confini e
dei suoi equilibri lineari e cormatici, e dall’altro, una vitalità decisamente informale,
il che non esclude affatto emergenze figurative, anche di precisa definizione.
Tutto ciò avviene grazie ad una elaborazione particolare, articolata su due livelli.
Il primo, quello principale, è rappresentato dall’utilizzazione di una tecnica
pittorica mista, tra acquarello e tempera, con stratificazioni che variano dalla
concentrata presenza di immagini di densa aromaticità ad aloni di liquide atmosfere
con tenui valenze tonali. Il secondo livello di intervento è quello del collage, in
particolare con lamelle e pezzi di ottone. Gli interventi di collage sulla superficie
dipinta, come una sorta di indicazione di lettura ironica spiazzante, danno alla
composizione, un senso di ludica suggestione. Molti lavori sono realizzati su
pannelli di puro cotone Arches, il che produce un effetto complessivo di leggerezza
e di fragilità, che attenua e addolcisce la drammaticità di certe immagini e l’intensità
espressiva. L’organicità informale, è comunque in qualche modo sospesa sulla
superficie del foglio, quasi fosse una sorta proiezione fantasmatica di turbe e ossessioni
interne, ormai in buona misura decantate e sublimate dalla rielaborazione estetica.
A dimostrazione della grande mobilità e diversità dei registri, della vivida fantasia
dell’artista, troviamo opere di più serena sensibilità: una sensibilità naturalistica, anche
se accuratamente inquadrata in una logica compositiva ben calibrata da interventi di
sintetica graficità. Scene con frutti, per lo più mele, danno vita a curiose nature morte.
In altri lavori, un’organicità più pulsante (rispetto all’elegante gioco delle mele) viene
in qualche modo concentrata e controllata in composizioni ovoidali, che si presentano
come veri e propri microcosmi surreali e mitici. Dunque il bizzarro mondo poetico e
pittoresco di Angela Sepe, si configura attraverso varie sfaccettature imprevedibili, che
vanno dalla costruzione di immagini naturalistiche a suggestioni favolistiche, dalla
messa in scena di microcosmogenie, all’elaborazione di pulsioni organiche vegetali e
animali, lasciando da parte preoccupazioni razionali. E’ l’energia fantastica, che domina
e svolge il ruolo di protagonista, gioco che si sforza di catturare anche solo per un attimo,
un riflesso dell’essenza misteriosa e inquietante della realtà in cui siamo immersi senza
speranza. Ma un gioco in arte, può anche essere una cosa molto seria.
(…) Torino, Marzo 1996 FRANCESCO POLI
Angela Sepe Novara – “Dermografismi psichici” – testo a commento di Francesco Poli,
Assessorato Cultura Regione Piemonte – Palazzo Ferrero –
Biella – dicembre 1996/gennaio 1997).
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Testo di PIERRE RESTANY
ANGELA SEPE NOVARA:
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA VIRTU’ MENTALE DELLA PITTURA DECORATIVA
Non si può parlare di Angela Sepe Novara senza evocare, come giustamente ha fatto Gloria
Vallese, il suo “miscuglio di forza primordiale e delicato lirismo”; infatti la caratteristica
essenziale del linguaggio dell’artista, risiede in questa coesistenza dialettica di due motivazioni
antinomiche. Le componenti complesse della sua iconografia informale lasciano intravedere,
al d là della loro apparenza intima, un groviglio di umori passionali, di nervi, di sangue, di
tagli di lamelle appuntite, di morsi metallici dentati e, a volte, di interventi più direttamente
biologici come nella “ Prova di conio “ in riferimento al DNA.
Passando dall’acquerello e la guache alle tecniche miste del collage, il percorso mentale della
pittrice ha spontaneamente raggiunto “ Il labirinto della Memoria “: un onirismo non privo
di ironia. Le mele rosse sono quelle perverse della tentazone: “ Quale sarà la mela stregata”
che farà cacciare Adamo dal Paradiso? Quale sarà “ Lineffabile bersaglio “ di Guglielmo Tell?
Quale sarà la tromba di Gerico capace di rispondere al “Drappello degli assedianti “ ? Le
domande che Angela Sepe ci pone si presentano addirittura come anticipatrici nel dominio
dell’utopia ecologica. Alludono al rimboschimento dell’emisfero amazzonico, all’ibridazione
del “ Contesto ornitologico “. Tutto questo mondo informale in piena diluizione, nello spazio
e nel tempo, è in preda alla dinamica caotica di un’estrema agitazione interna: transfert, percorsi,
ibridazioni più o meno improbabili, fiori del bene e del male, nature morte in “Trascrizioni
codificate per
viaggi su Internet” Tutti questi vettori dinamici di transito o di percorsi più
o meno obbligati, sboccano su due punti di tensione estremi. Il primo è quello dell’assoluta
aggregazione di tipo “ Subnodale” ; l’altro della relativa sublimazione. In questi casi si tratta
dell’emergenza mitica del concetto di “Angelitudine “ o della collocazione nell’Eden di
“ Valori angelici “ o di “Cittadini di Atlantide “ al termine di un “ Viaggio panoramico con uccello
del paradiso”.
A questo punto mi viene un dubbio sull’esatta direzione di un tale lirismo che sembra essere alla
ricerca di emozioni dirette, immediate, senza legami storici precisi, a parte quelli generici di una
genesi genetica. Si tratterebbe di un lirismo vulcanico e, allo stesso tempo, introverso, con alcuni
sapori di zolfo e qualche sfogo di lava. Le risonanze cromatiche dei collage di Angela Sepe,
incrementano una tale apprensione e un tale presentimento. Infernale la “Fucina”, velenose le
“ Bouganvillee “ , micidiali gli accenti della “ Sibilla “ inquinati i frutti scoperti con l’ “Alzata
al periscopio” . E proprio su questa nota allarmante si esaurisce il primo tempo della percezione
di queste immagini ibride. Il secondo tempo dell’approccio è molto più rilassante, addirittura
confortevole. Lo spettatore lusingato, scopre la natura specifica di questi enigmi visivi. Questi
collage delicati e contrastati, rivelano la loro vera dimensione decorativa, la loro funzione la
loro giustificazione. Il secondo tempo della visione dei quadri di Angela Sepe è molto rassicurante
e ricco di un vero godimento fisico, perché l’artista ci ha fatto raggiungere la sostanza del
piacere estetico, l’armonia decorativa, senza cancellare in noi la memoria di un’interpretazione
virtuale molto più drammatica. Una volta superate le tentazioni di mistificazione del bene e del
male, o dei diversi riferimenti metafisici, è bello raggiungere la serenità fisica di un benessere
spontaneo, di fronte all’espressione delle gioie di una morale estetica. L’artista torinese è molto
cosciente di questo processo e ne ha fatto la motivazione principale della sua ricerca.
L’assunto mentale dell’immagine è sfociato nella sua specifica sostanza estetica.
Sono arrivato al termine di questo percorso fisico-mentale, ad una convinzione: Angela Sepe
ha saputo trovare, attraverso l’informalismo eclettico del linguaggio, gli elementi dominanti
di una vera e propria alchimia dei sentimenti. Senza pretese abusive, senza violenze inutili,
l’artista ha saputo esprimere l’immensa potenzialità del dinamismo esistenziale.
Se la visione di Angela Sepe Novara può testimoniare la presenza di un “ Arte al femminile
Anni Novanta “ sarà attraverso la virtuosità della sua dimostrazione del più vitalista dei postulati
visivi, la virtù decorativa di un pensiero vivace e sempre in bilico fra l’onirismo e l’ironia. (…)
Milano, 2 luglio 1996 “ Pierre
Restany”
( A.Sepe Novara – Alcune considerazioni sulla virtù mentale della pittura decorativa” a cura
di Pierre Restany e Marco Vallora - Dermografismi psichici - Assessorato alla Cultura Regione
Piemonte - Palazzo Ferrero, Biella - Dicembre 1996-Febbraio 1997). |