Tere Grindatto
Tere Grindatto – Note al margine Tere Grindatto si muove nel suburbio dell’intenzione, in quella magica terra di mezzo nella quale le idee, i proponimenti, gli aneliti aspettano pazientemente di essere ammessi nel paradiso dei codici. I materiali ci sono tutti, paste impastate, indici abrasi, lamelle di carta velina intrise nel colore, immediatamente abdicato, e stese nell’infinito gualcito con la stessa determinazione con la quale il bimbo pasticcia con gli strumenti resi, memore del tempo, avulso dalla storia. Tere allestisce, compone, archivia le sue opere in una eterna sinossi in fieri, armate del segno schierate come eserciti in terracotta, per insinuare l’attacco alle torri di babele della democrazia infranta. Presenta il conto delle efferate manipolazioni restituendo l’aspetto vergine di ogni mattanza, figure annichilite nelle loro emozioni postume, brividi di percezioni anatomiche che si perdono nella moviola impazzita delle recriminazioni, assemblaggi di perfezione che decadono magnificamente nel ritorno silenzioso al modello nativo. Tere dispone, il risultato ante litteram della logica casuale della rappresentazione, affinché ci si chieda dov’è l’empasse, dove stride il connubio folle fra la vita e la sua estetica, la felicità e l’immaginazione insita nel colore e nella forma. E’ un vento che solleva cartacce, biglietti scaduti, teorie infinite di gratta e vinci che stingono nell’irrisione della carta, della sua stampa, del suo impilaggio in tonnellate di ricordi bruciati, di voglie compromesse, di assurde vidimazioni di ciò che è palese, che è stato sempre, manifesto. Tere raccoglie, l’istinto primigenio dell’arte, menzogna e certificazione, pace e subbuglio, senso e sua deflagrazione, sconcerto, cordoglio. Le stratificazioni degli interventi, manomissioni che assomigliano a istallazioni permanenti, performance confuse con la loro preparazione, bricolage dei cascami del vocabolario dell’artificio, si appendono a se stesse come fantasmi stessi per la gruccia, disabilitati dal loro potenziale orrifico e riconsegnati plasticamente alla filosofia delle sensazioni, alla teoretica del nulla. La gioia della rappresentazione resta come un movimento impazzito delle mille mani, un fare e fare che scimmiotta la catalessi dell’uomo ubriaco di droghe sintetiche, che vomita in se stesso come endorfine andate a male. Tere ricompone, il codice dell’abominio, dai papiri al pret-a-porter del riuso, brandelli di abiti che si fondono al segno che ne traccia la cronaca dell’interruzione. Non è il caso di parlare di sola Arte, bensì di magnificazione dello stilema artistico, eccentrico e polimorfo, astratto e sentimentale, informale e serenamente figurativo, espressionista futuribile e magmatico post-impressionismo. Ritrovato alfine negli occhi di un anziano dormiente, assopito sui bisbigli del fotoamatore che giudica la sua posa unica e irripetibile. Traducendola in inutile fretta. Piccole composizioni roboanti dell’eternità confusa che abbiamo preferito alla dolce morte dell’amore. per gentile concessione di FemminArt Review http://femminart.it/figurativo/tere-grindatto/ Share on Facebook |
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