Caterina Luciano, 18Kb Anatomia del Mondo -> Maionese

Caterina Luciano-Luciano Caterina.
Nome ambiguo: in sigla, a seconda dei casi, può
diventare Comunione e Liberazione o Lotta Continua.
Nome androgino, palindromo, buono, in questi ultimi
tempi di buoni esempi, capaci di smentire ogni
distinzione, tra Artemisia a Whiteread, da Sofonisba a Pipilotti Rist.
Come il mio nome, anche i risultati del mio lavoro
riflettono una doppia anima:
quella professionale e quella privata.

Mal d'Africa, 8Kb
Mal d'Africa

La prima è sommersa dal bombardamento di notizie
che derivano dai ritagli che produco
per la rassegna-stampa del Giornale dell'Arte:
e non parlo solo delle news dal mondo dell'arte,
ma anche della cronaca nera,politica o cittadina
della stranezza di certe modalità di fare il male;
deformazione professionale:
alla fine del mese, dopo aver letto qualche
centinaio di quotidiani, ho la sindrome di Andrè
Gide:"Il faut d'abord etre coupable".
Ossia, non ci sarebbe concetto di bene senza un
corrispettico nel male:come diceva Gadda,se
un delinquente a Maracaibo sgozza la moglie, io
ne sono responsabile, giacchè grazie dal
cattivo esempio io traggo un codice morale.
La mia serie più recenti,"Anatomia del mondo"
1996, Seven (1997), "Cuor d'oro"1998
sono una sorte di giudizio, ma di molta catartica
catalogazione e archivazione del dolore.

Ah sì il privato.
Eh, quello è fatto di dolcezze domestiche,
della seriale ma artigiana abilità di mettere
in composta il pomodoro e di far diventare
marmellata una zucca, oppure di tramutare
dolcissima alchimia, lo zucchero in caramello.
Mi accorgo che nelle mie opere c'è sempre
un recupero di quell'artigianalità culinaria.

Opale-Coppale
Opale-Coppale
 

Le grandi carte geografiche del 1996 erano croccanti e traslucide come un lecca-lecca in
forma di atlante; il sobbollire di simbologie e metafore dei sette peccati capitali (1997)
è contenuto e sublimato in forme di resina calcate nel modulo della teglia di cucina;
i cuori che dialogano tra loro di clonazione emergono come tranci di bollito in gelatina.
Insisto: sono installazioni,sculture, oggetti però mi piace conservare qualche tepore pittorico,
qualche vampata materica anche negli "Anni di plexiglass", come dice Ligabue (il cantante,
non il naif).
Chiamatela emotività, se volete; a me pare che le cose debbano, più che respirare, traspirare,
sudare, continuare a "muoversi" e a rompersi, a mutare visibilmente forma e craquelure anche
una volta compiute.
Mi piace, infatti progettare la ricetta di un lavoro, elaborare la materia, conservarla
e cercare, a qualche distanza di tempo di consumarla.
Caterina Luciano

luciano
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