Il corpo-storia risuona in altri evoca corpi passati, presenti e non scorporato in emozioni solidifica e si ricrea, si espande oltre i confini dei corpi che contiene la voce come fluido sanguigno scorre da un corpo all'altro Il suono muove l'aria che si aggruma e si distende L'immagine pulsa scambia calore con altri corpi Ma quale teatro? Lo spazio performativo è corpo Vedo il mondo come un luogo che presenta continue difficoltà e continuamente mette di fronte muri enormi da abbattere , fuori e dentro di sé . Ho sempre creduto che per mostrarsi alle altre persone bisognasse avere molto coraggio , non sapevo, prima di incontrare Tragala, che si potesse adoperare la propria timidezza, la propria paura di affrontare persone e cose per creare qualcosa di nuovo, che contiene ed è fatto delle proprie emozioni e del proprio modo di essere (quello vero, sincero, non quello che si impara ad incarnare per comodità o difesa) ma li trasfigura in qualcosa di più grande e di più alto. Ogni volta che mi si presenta l'occasione di mostrare me stessa, il mio corpo che si muove, la mia voce di fronte ad altre persone emerge, come dal basso, uno stato di angoscia che mi soffoca e per un attimo non mi permette di muovermi di emettere suoni di pensare. Solo un attimo dopo però mi ritrovo ad agire all'interno della situazione, come se con un salto fossi entrata in un altro mondo, dove il controllo di me stessa non dipende più solo da me, ma dall'azione che stiamo svolgendo e allora tutto diventa facile, naturale. Basta essere sinceri. |
Ogni volta quando sta per iniziare lo spettacolo è troppo tardi per dire "un momento", la stessa frase mi passa davanti agli occhi mentre respiro forte "ma chi me l'ha fatto fare". Mi chiedo perché non me ne posso stare a casa come tutti gli altri a guardare la televisione, in pigiama. Poi il buio, nessun pensiero, la paura del vuoto solo il respiro. Pochi istanti e sono già dall'altra parte. Si ripete, non sempre nello stesso modo, l'uscita da me: Quel corpo quei pensieri quella vita rimane là in un angolo.
Quello che cerchiamo non è la finzione dell'azione |
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E' questo quello che mi dico pressappoco, ogni volta che sta per iniziare lo spettacolo in quei lunghissimi respiri di panico. Monica e Sandra |