progetto 2007

progetto maionese 2007
10 ma edizione dal 15 settembre

Le ragazze sono asine

COLLETTIVA delle asine di Marzia Gallinaro
+ performance ASINA in S-POSA

premesse e considerazioni spontanee varie

Confesso Sono un'asina....

Da ben due anni mi chiedo cosa mi affascina e mi turba di questa storia le donne sono asine di marzia
perché marzia? Perché le tue asine mi hanno perseguitato ad intermittenza come insegne al neon?

Confesso, mi sono spaventata ma che titolo per un lavoro..
E poi le figurine una dopo l'altra mi cadevano sul tavolo a comporre un puzzle mosaico infinito
di musi lunghi orecchie labbroni peli neri arruffati ricci e qualche coda qua e là..
E più le guardavo più mi attraevano, sulla scrivania, chiuse o aperte mi tiravano in ballo 
Tutte asine, valanga di asine senza "album" aspettavano di essere incollate ed in effetti si sono incollate nel cervello, 
colori, immaginavo le dimensioni... enormi + enormi forse del dovuto.
Quale potevo essere io ? non c'è la mia asina...?

Magia dell'immagine magia di una notte di mezza estate, così marzia mi ha avvicinato circuito con il suo immaginario.
Bottom, Titiana, Titiana Bottom, filtri innnamoramenti, il gran serraglio dalle pagine di shakespeare al mio computer.
Metamorforsi della femminilità,  dee mostruose, tanto mostruose da divenire belle, valentine rilette rivisitate e poi ti 
accorgi che per un effetto inspiegabile i/le mostri/e diventano provocanti 
sinuose perverse e come dee calì, terese in estasi o dafne tramutate in alberi o cigni..la mitologia ne è piena... 
ti trascinano in un fuoco d'artificio di colori, di abbondanza, esibizionismo..senza limiti
Così maionese apre il suo mondo alle asine collettiva di balenghe, cantante, sinuosa, ecc....

Il sorriso ironico stampato sul viso e mal represso a volte, tra il serio e il faceto, gli ammiccamenti mi confermano la verità, 
la mia verità : forse ..questa è maionese, e tolgo il punto interrogativo che in un eccesso di pudore ho messo al titolo , 
sapete confesso anch'io sono un' asina di marzia. 
elena 
epa@epa.it


mail di marzia 3 luglio 2007

La presentazione mi sembra ottima.....
....mi piace l'approccio per una nuova mitologia dell'universo 
femminile. Fatta da una donna ovviamente.
E' vero le mie asine sono divinità, e come nelle migliori tradizioni 
divine ci stanno dentro le dee buone e le cattive, le tradizionali e 
le alternative, le belle, le mostruose, le folli, le perverse e le 
caste e via così...  Alcune da adorare altre da temere. Alcune da 
tenere sopra la testiera del letto e che ti proteggono tutta la notte 
e magari al mattino ci fai un' offertina o una preghierina. Altre che 
rappresentano quello che non vorresti mai essere ma che in fin dei 
conti è dentro di te, di me !!! altre che non vedi l'ora di 
distogliere lo sguardo perchè offendono la tua morale di donna media 
che ha pareggiato i conti con la società e si sente appagatamente 
emancipata in una società apparentemente emancipata.
Ma il discorso non vuole prendere una piega esclusivamente politica.
In origine il senso profondo è un dono d'amore, a noi, a me stessa. 
Nel bene e nel male le "Nostre Asinità" ci disegnano. Ci disegnano 
un cammino, dei cammini. Un percorso, dei percorsi. Sono le nostre 
mete o i nostri dannamenti.
...e poi che male c'è ad autocelebrarsi?

Baci. Domani ti mando le foto.
Marzia.

marzia.gallinaro@libero.it

9 agosto 2007 mail di Mimmo La Grotteria 
lagrotteria.domenico@gmail.com

L'immediato riferimento che viene da fare leggendo il titolo "Le ragazze sono asine" è 
"L'asino d'oro" di Apuleio che in realtà ha un altro titolo molto più evocativo "Le Metamorfosi".
Alle metamorfosi, al cambiamento di ruoli, di identità, allude, forse, anche il lavoro di Marzia.
Parlerò di questo lavoro stranissimo di Marzia scusandomi se aggiungo delle cose che non 
centrano niente.
L' Apuleio che scrive le metamorfosi è un Cartesio pre-cedente l'età dei lumi, la sua curiosità (curiositas) 
è il dubbio con cui il filosofo svedese raccomandava di analizzare la realtà. È sinonimo del dubbio 
esistenziale biblico, che mette in crisi il rapporto viscerale, incestuoso che l'uomo intrattiene 
con la natura e la sua divinità. I rapporti non sono dati, scontati ma gli dei devono rispondere, 
camminare, parlare, intervenire, la realtà deve essere interpellata non subita. 
L'uomo può conoscere la natura, sapere quali sono le sue regole, è finita l'era della identificazione 
della umanità con i propri totem ricavandone i propri tabù. 
E la donna?

Nel libro di Freud in cui si ipotizza la nascita della religione I figli temono e amano il proprio 
padre. I figli se ne liberano uccidendolo, ma in questo modo acquisiscono il senso di colpa per cui 
ritualmente ne celebrano la morte nel tentativo continuo di esorcizzarla, non liberandosene mai ma 
perpetuandola sempre. Diventa il loro totem e il loro tabù. La curiosità di Cartesio/ Apuleio 
restituendo alla ragione il dominio del mondo strappa le identità negate dal loro angolo buio, 
i servi sono uomini, non cosa, la donna non è solo madre, moglie, sorella, oggetto inutile ma 
necessario, diventa soggetto del suo divenire. 
Assume il posto che era del totem, del padre, è anche lei libera. È amata e temuta.
Adesso (cfr gn 3,22) la donna è uno di noi, ha lo stesso diritto di affermarsi, di vivere, gioire, 
e tenere relazioni con gli altri componenti del clan in piena libertà. Nella sua libertà che a volte 
limita la nostra, ha assunto anche lei come noi il posto del padre, e allora fa paura come il padre. 
È amata come il padre. La sua sensualità è più libera di quella maschile o più evidente o meno ombrosa, 
la sua capacità di relazionare con gli altri, di organizzare, di pre-vedere, di rispondere, fa paura e 
allora come hanno ucciso il padre ecco che gli uomini del clan uccidono adesso 
la donna / madre / moglie / sorella / uguale. Padri, mariti, fidanzati, fratelli, amanti, 
uccidono di nuovo le donne in quantità.
Le ragazze sono asine. 
Ma l'asino di Apuleio guarda le vicende umane da una posizione privilegiata, quella di vittima, 
quasi invisibile, e se ne fa una ragione di questo essere. Come fa Giobbe di fronte alla impossibilità 
di Jahvè di rendersi conto dell'ingiustizia della sua onnipotenza, Lucio ragiona, usa la mente. 
Cosa che gli uomini che l'hanno rapito, picchiato, legato non fanno, rimanendo prigionieri per sempre 
della loro logica ferrea, ma rigida, che non cresce, mentre Lucio Apuleio vittima della sua curiosità, 
che guarda caso è sempre abbinata alla donna, la curiosità è femmina, Pandora, riesce a trasformarsi, 
di nuovo, continuamente, ritornando umano, seguendo il processo che è della evoluzione. 
Sperimentando nel buco dove è imprigionato la poesia. Attraverso la favola di psiche ed amore, il 
prigioniero sogna. E alla fine viene premiato dalla dea Iside, principio della trasformazione, che 
aiuta il fratello Osiride nella sua riconciliazione / ricostruzione / resurrezione. Una corona di rose, 
fiore simbolico con le spine, mangiato all'alba dall'asino/Osiride/horus ne provoca il ritorno alla 
figura umana.
L'asino, la dea, le rose, le spine, i miti che permeano la vita ne colgono i significati nascosti e 
li portano alla luce, dando ai concetti il valore che li evidenziano. 
Riflettere sulle cose che dice Marzia senza esaurirle è un lavoro di interpretazione. 
Le ragazze sono asine nell'arte contemporanea come Lucio è mangiatore di rose nella favola di Apuleio, 
entrambi cambiano, loro e noi.
Anche l'asina di Baleem ha parlato la prima volta per avvertire il profeta della sua perdita futura, 
avvertire noi del costo da pagare perdendo la componente femminile nei meandri del ruolo..
ma questa è un'altra storia.
Baci mimmo

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