VALTER LUCA SIGNORILE |
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CIBO NUDO |
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La pittura di Valter Luca Signorile è un ritorno. |
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L'origine del pudore, nella teoria evolutiva freudiana, è fatta risalire alla |
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La performance pittorica di Signorile è il tentativo di recuperare l'unità dopo la scissione dell'io dovuta al senso di colpa, simbolicamente e sensualmente ottenuta lavorando chinato sulla tela stesa sul pavimento. La necessità di questa posizione, dove l'intelletto tenta di tramontare nell'animalità senza dimenticare se stesso, rende l'azione ripetitiva e rituale. L'orizzontalità è esperita anche dal visitatore. I supporti in rotoli di carta da parati occupano lo spazio espositivo distendendosi dalla verticalità della parete, come nella pittura tradizionale, fino al pavimento, costringendo lo sguardo dell'osservatore ad abbandonare per un momento la consuetudine visiva per essere stimolato alla reminiscenza di una prospettiva atavica. |
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Lo stesso sguardo viene coinvolto quando è invitato voyeuristicamente ad una ricognizione, per mezzo di un binocolo, della figura dipinta, potendone scrutare intimamente il segno e i dettagli. I soggetti implicati, separati dallo strumento ottico e identificati nei ruoli del vedere e dell'esser visto, si avvicinano con complicità nel piacere del divertimento morboso. Questo piacere profano, centrale, secondo l'artista, nella vicenda umana , è il termine antitetico al sacro nella sintesi dialettica da cui ogni immagine scaturisce. Il corpo è il protagonista sublimato fino alla spiritualità in un'elevazione che trascina con se ogni godimento terreno. E', ad un primo livello, una macchina celibe duchampiana a funzionamento fisiologico che catalizza i vettori del consumo e restituisce lo scarto nel diagramma di flusso sociale. L'arte opera la prima catarsi offrendo una superficie sensibile dove specchiarsi e riconoscere la nevrosi macchinina che rende il corpo un ingranaggio ripetutamente affamato, saturato, reso malato e curato nel dispositivo accelerato di produzione e consumo. |
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Di qui deriva l'uso di fluidi commestibili e di sostanze mediche di cui l'artista controlla la dispersione casuale sulla carta. Attraverso il rituale le pulsioni sono lasciate libere di esprimere la propria energia. Ogni parte del corpo inizia un movimento disarticolato, emancipato dalla ragione per volontà stessa del soggetto. |
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La disinibizione allarga le maglie della coscienza consentendo al deposito inconscio di filtrare attraverso canali formali allentati, e di regredire fino al gesto e alla materia in un'istantanea psichica impressa nel campo dell'opera. Le carte da parati, scelte comunemente per rendere accogliente e stucchevole lo spazio personale, assorbono le secrezioni del privato, esibendo nel loro rovescio la sindone delle morbosità vissute segretamente. |
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Il secondo termine antitetico, il sacro, anch'esso vissuto nella carne, scatena la ricerca del dolore per trasfigurare il corpo nel luogo dell'estasi. Questo è offerto al martirio e all'umiliazione; le sue parti sconnesse odorano di sacrificio e di passione feticista. Il volto è celato dal senso di colpa o dal carnefice in pratiche masochistiche, le mani nascondono erezioni e le provocano. Nel momento medianico le polarità sono conciliate fino al raggiungimento di una precaria pace androgina, al naufragio nel crogiolo informe primigenio che avvolge, come un feto, la disperazione e la speranza di rinascita nel seme della natura dissipatrice di eros e thanatos. |
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Si potrebbero trovare convergenze tra la pratica di Signorile e gli appagamenti delle filosofie orientali. Ma è proprio la precarietà a distinguerne la ricerca dalle seconde dove il punto armonico fra gli opposti si cristallizza nella radice adamantina dell'essere. Non stupisce, quindi, ritrovare, accanto a segni di sincretismo religioso, anche simboli del culto occidentale come nell'opera RED11. Qui, nell'atmosfera più suggestiva dell'esposizione, casse di proiettili levitano su un pneuma di luce in un equilibrio minimalista, ordinandosi in una Croce della redenzione. L'accompagna un ciclo di suoni essenziali: il ronzio delle api dell'apocalisse, che non interrompe la storia dell'anima, si ricongiunge all'Om induista, la vibrazione divina primitiva da cui ha avuto origine l'universo, ad indicare che l'uomo, legato al suo destino di morte, può rinvenire in esso l'ineluttabilità della vita. Michele Bramante, gennaio 2007 |
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