Immagini mostra 

invito

Cibo nudo
    
         VALTER LUCA SIGNORILE

CIBO NUDO
 testo di Michele Bramante

altri lavori

La pittura di Valter Luca Signorile è un ritorno. 
Nulla a che vedere con una scelta idealistica ereditata dal modernismo. 
L'allontanamento, che ha consentito una sperimentazione con nuovi media, 
era avvenuto per un'intolleranza fisica all'uso prolungato di materiali bituminosi.. 
La chimica carnale sostiene la sua produzione come una colonna vertebrale che 
assimila, con le terminazioni nervose, l'azione artistica nelle funzioni 
fisiologiche dell'uomo.

L'origine del pudore, nella teoria evolutiva freudiana, è fatta risalire alla 
conquista della posizione eretta, con la quale la vergogna dell'eccitazione sessuale 
fa per la prima volta il suo ingresso nella coscienza dell'ominide. 
La conseguenza fu l'impulso al nascondimento, alla rimozione, quindi, nella società 
morale e religiosa, alla nevrosi. In questo modo il padre della psicanalisi narra 
la nascita traumatica della persona (nell'antica Grecia il termine indicava la maschera 
portata sulla scena dagli attori di teatro per coprire il volto). 

La performance pittorica di Signorile è il tentativo di recuperare l'unità dopo 
la scissione dell'io dovuta al senso di colpa, simbolicamente e sensualmente 
ottenuta lavorando chinato sulla tela stesa sul pavimento. 
La necessità di questa posizione, dove l'intelletto tenta di tramontare nell'animalità 
senza dimenticare se stesso, rende l'azione ripetitiva e rituale. L'orizzontalità è 
esperita anche dal visitatore. I supporti in rotoli di carta da parati occupano lo 
spazio espositivo distendendosi dalla verticalità della parete, come nella pittura 
tradizionale, fino al pavimento, costringendo lo sguardo dell'osservatore ad abbandonare 
per un momento la consuetudine visiva per essere stimolato alla reminiscenza di una 
prospettiva atavica. 
Lo stesso sguardo viene coinvolto quando è invitato voyeuristicamente ad una ricognizione, 
per mezzo di un binocolo, della figura dipinta, potendone scrutare intimamente il segno e 
i dettagli. 
I soggetti implicati, separati dallo strumento ottico e identificati nei ruoli del vedere 
e dell'esser visto, si avvicinano con complicità nel piacere del divertimento morboso. 
Questo piacere profano, centrale, secondo l'artista, nella vicenda umana , è il termine 
antitetico al sacro nella sintesi dialettica da cui ogni immagine scaturisce. 
Il corpo è il protagonista sublimato fino alla spiritualità in un'elevazione che trascina 
con se ogni godimento terreno. E', ad un primo livello, una macchina celibe duchampiana a 
funzionamento fisiologico che catalizza i vettori del consumo e restituisce lo scarto nel 
diagramma di flusso sociale. L'arte opera la prima catarsi offrendo una superficie sensibile 
dove specchiarsi e riconoscere la nevrosi macchinina che rende il corpo un ingranaggio 
ripetutamente affamato, saturato, reso malato e curato nel dispositivo accelerato di 
produzione e consumo. 
Di qui deriva l'uso di fluidi commestibili e di sostanze mediche di cui l'artista controlla 
la dispersione casuale sulla carta. Attraverso il rituale le pulsioni sono lasciate libere 
di esprimere la propria energia. 
Ogni parte del corpo inizia un movimento disarticolato, emancipato dalla ragione per volontà 
stessa del soggetto. 
La disinibizione allarga le maglie della coscienza consentendo al deposito inconscio di 
filtrare attraverso canali formali allentati, e di regredire fino al gesto e alla materia 
in un'istantanea psichica impressa nel campo dell'opera. Le carte da parati, scelte 
comunemente per rendere accogliente e stucchevole lo spazio personale, assorbono le 
secrezioni del privato, esibendo nel loro rovescio la sindone delle morbosità vissute 
segretamente.
Il secondo termine antitetico, il sacro, anch'esso vissuto nella carne, scatena la ricerca 
del dolore per trasfigurare il corpo nel luogo dell'estasi. Questo è offerto al martirio e 
all'umiliazione; le sue parti sconnesse odorano di sacrificio e di passione feticista. 
Il volto è celato dal senso di colpa o dal carnefice in pratiche masochistiche, le mani 
nascondono erezioni e le provocano. Nel momento medianico le polarità sono conciliate fino 
al raggiungimento di una precaria pace androgina, al naufragio nel crogiolo informe primigenio 
che avvolge, come un feto, la disperazione e la speranza di rinascita nel seme della natura 
dissipatrice di eros e thanatos.
Si potrebbero trovare convergenze tra la pratica di Signorile e gli appagamenti delle filosofie 
orientali. Ma è proprio la precarietà a distinguerne la ricerca dalle seconde dove il punto 
armonico fra gli opposti si cristallizza nella radice adamantina dell'essere. 
Non stupisce, quindi, ritrovare, accanto a segni di sincretismo religioso, anche simboli del 
culto occidentale come nell'opera RED11. Qui, nell'atmosfera più suggestiva dell'esposizione, 
casse di proiettili levitano su un pneuma di luce in un equilibrio minimalista, ordinandosi in una
Croce della redenzione.
L'accompagna un ciclo di suoni essenziali: il ronzio delle api dell'apocalisse, che non interrompe
la storia dell'anima, si ricongiunge all'Om induista, la vibrazione divina primitiva da cui ha avuto
origine l'universo, ad indicare che l'uomo, legato al suo destino di morte, può rinvenire in esso 
l'ineluttabilità della vita.
Michele Bramante, gennaio 2007
http://it.youtube.com/user/enpleinvideo
enpleinair

esposizioni dal '94

http://www.myspace.com/valterlucasignorile

http://www.maioneselight.it/R_VIDEO/iconeVLS/index.html