Contesting spaces and
identities: Klitsa Antoniou's All This Is MINE
By Antonis Danos
The Mediterranean: the 'inland' - Mesogeios - of the Greeks; the Mare Internum
(as well as, Mare Nostrum) of the Romans; the Great Sea of the Jews; and the Middle
White Sea of the Arabs. A multi-cultural and multi-ethnic theatre of contested spaces
and identities.
Cyprus: an island at the eastern end of the Mediterranean. A contested site, a land
of encounter and conflict, of domination and assimilation.
Klitsa Antoniou: an artist engaged in a constant process of re-defining, of
visualising,
of tracing and mapping an individual as much as collective identity, a personal as much
as communal landscape, a private, yet borne out of a public, memory archive. A process
largely constituted by a series of formalist, material, visual and conceptual
juxtapositions.
Familiar, often domestic, spaces are colonised by the unfamiliar, the unexpected and
the absurd.
(In the video projection of the installation Demining, household interiors are subjected into
a search for landmines - the polysemy of 'MINE' accentuating the visual ambiguity and the sense
of enstrangement). Fragments of family photographs are scattered among excerpts from
Antoniou's
other artworks, in palimpsest-like collages, at times, presented as if reflected on distorting
surfaces and, at others, printed and incised on actual mirrors. The latter, in turn, become
living, recording surfaces, incorporating - in similarly fragmented fashion - the reflection
of the present.
Past and present, memories and dreams, re-presentations and surreal distortions construct
a space of the familiar and the absurd, the nostalgic and the nightmarish, which fuses the
narrative and the non-textual, and presents the logos as a sign of art.
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Spazi ed identità di contestazione: All this is MINE di Klitsa Antoniou
Di Antonis Danos
Il Mediterraneo: l'`interno' - Mesogeios - dei Greci; il Mare Internum (così come il Mare Nostrum)
dei Romani; il Grande Mare degli Ebrei; ed il Mare Bianco Centrale degli Arabi.
Un teatro multi-culturale e multi-etnico di spazi e identità contestati. Cipro: un'isola al
confine orientale del Mediterraneo.
Un luogo contestato, una terra d'incontro e conflitto, di dominazione e di assimilazione.
Klitsa Antoniou: un'artista impegnata in un costante processo di ridefinizione, visualizzazione
e mappatura dell'identità individuale e collettiva, del territorio personale e comune, di un
riservato eppure già pubblico archivio della memoria. Un processo in gran parte costituito da
una serie di giustapposizioni visive e concettuali, formali e materiche. Gli spazi familiari,
spesso domestici, sono colonizzati dall'estraneo, dall'inatteso e dall'irragionevole.
(Nella video proiezione dell'installazione Demining, gli interni familiari sono sottoposti
ad una ricerca dei landmines - la polisemia del termine MINE accentua l'ambiguità visiva ed
il senso di straniamento).
I frammenti delle fotografie di famiglia sono disseminati come
citazioni in altre opere di Klitsa Antoniou, dentro i collages-palinsesti, presentati,
alcune volte, come riflessi sulle superfici distorte e, altre volte, stampati ed incisi
sugli specchi reali. Quest'ultimi, a loro volta, diventano viventi superfici registrate,
che hanno in sé - in modo similmente spezzettato - il riflesso del presente. Passato e
presente, memorie e sogni, rappresentazioni e distorsioni surreali costruiscono uno spazio
del familiare e dell'assurdo, del nostalgico e dell'incubo, che fonde il narrativo e il
non-testuale e presenta il logos come segno dell'arte.
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