Grande personale di Jean-Paul Charles all’EnPleinAir
Se c’è al mondo una persona in cui l’uomo si identifica completamente e senza riserve con l’artista, questa è Jean-Paul Charles,
il pittore francese della Val Chisone.
La ricerca dell’uomo, tema che letteralmente lo assorbe, è spasmodica e incessante.
La sua abilità pittorica gli permette di utilizzare per i suoi scopi sia il figurativo sia l’informale, in aggiunta ovviamente a tutte
le metamorfosi intermedie. Abbiamo così queste figure umane, ancora riconoscibili come tali, ma con addosso questi vestiti
fatti solo di colori e soprattutto questi occhi che sembrano fari spuntati da chissà dove. L’idea del disorientamento, dell’incognito
che dietro infinite maschere e coltri di colori potrebbe rimanere tale per sempre, è resa al massimo grado.
Riflettiamo che, per esprimere tutto ciò, non esiste mezzo espressivo più efficace della pittura: sufficientemente plastica
da fissare immagini (un po’ della scultura dunque) ma al contempo estremamente duttile (sulla falsariga della musica)
per accendere la fantasia anche solo con pochi input visivi. Quando poi passa all’informale, Charles sembra proprio
porci dinnanzi ad una sinfonia pittorica: al posto delle note, una quantità di pennellate a colori e tratti che conducono dove
voglio loro. Sorpresa somma è poi quando, passate le tavole dei colori e dei simboli, ricompare la figura umana, riconoscibile
ma resa in un modo ancora diverso (addirittura attraverso a delle radiografie) rispetto delle decine di raffigurazioni precedenti.
Alla mostra dell’EnPleinAir il gioco riesce bene anche perché vi figurano in esposizione almeno un centinaio di dipinti dell’artista:
grandi rappresentazioni, tavole di ogni dimensione, tessere minute da formare le une accanto alle altre un autentico puzzle.
Il quale puzzle rappresenta poi, sotto sembianze pittoriche, il nocciolo del problema filosofico di Charles: dov’è e cos’è l’uomo?
soprattutto, è possibile trovarlo? A livello della più intima essenza, ovviamente.
A livello intellettuale tale quesito comporta indubbia sofferenza, in quanto vi è implicitamente adombrata una risposta negativa.
Oltre a ciò sembra poi che qualcuno, o qualcosa, intenda fare del male all’uomo. In una delle sale al piano superiore sono
collocate per terra una teoria di ritratti altamente suggestivi, in cui si riconoscono ragazze dai grandi insondabili occhi.
Ci si potrebbe limitare a contemplarli, ma li si potrebbe pure, trovandosi sul pavimento, calpestare.
“Smetti di camminarmi addosso”, recita il titolo della mostra, che dunque mai fu reso in modo più letterale.
Alla domanda se la problematicità dell’uomo, possibilità o meno di soluzione inclusa, dipenda dalla sua natura intrinseca ovvero
da fattori esterni, magari legati alla complessità o forse deviazione della civiltà contemporanea, Charles coerentemente non si
sbilancia: chi ha una risposta? lei ce l’ha?! Uomo ed artista – accennavamo – fanno tutt’uno.
La mostra, nella splendida realtà della cascina Tegassa nei pressi di Baudenasca, rimane aperta al pubblico per i prossimi due mesi.
Giuseppe Geuna |