Robert Gligorov

Robert Gligorov e Marco Filippa 

Da quando ho visto Termination Shock 03 al PAC a Milano, continuano a frullarmi per la testa alcuni pensieri e contemporaneamente una canzone di Battiato, che tra l’altro è anche il titolo del suo ultimo film, Niente è come sembra. Mi sembra possa calzare bene il nucleo di questa mostra: Niente è come sembra / Niente è come appare / perché niente è reale, recita nel ritornello. Sei opere installative di straordinaria bellezza contemporanea ma non voglio ora addentrami in quello che penso in merito, a parte l’indubbio giudizio positivo. (Marco Filippa)

Si certo, più' indicazioni o sollecitazioni da pareri esterni che provengono per definire questa mostra T.S 03 e sempre più' si delinea un' identikit verosimile. Solo che questo andrebbe a delimitare e a definire una proposta di concetto e correrebbe il rischio di azzerarne il contenuto. Nulla e' reale , nulla e' ciò che sembra ma proprio in questa deduzione ne ricava una spinta perché sia calzata da ogni singola mente nel modo più idoneo, personale. 
Ho sempre cercato la sintesi nelle mie opere più' che il barocco e il caos , ma l'opera perfetta e' quella in cui il nulla e' tutto e che la percezione dell'irreale , dell'impalpabile e dell'invisibile e' percepita non tanto dall'opera ma da come reagiscono gli elementi attorno. Un esempio potrebbe essere la teoria sui buchi neri quando si scoprono dei pianeti invisibili ai telescopi ma si percepisce la loro presenza dal comportamento del movimento degli astri più' grandi come le stelle o altra materia. Tra la teoria dell'oggetto artistico e la sua concreta forma vi e' un dialogo , quindi nel dialogo tra il critico d'arte e l'artista si completa il probabile significato dell'oggetto d'arte. Perché l'artista ha bisogno del sostegno di un critico visto che l'opera e la sua contestualizzazione nascono in due momenti diversi e raramente nascono in un dibattito tra i due .. il critico si appropria dell'opera e la difende nei suoi contenuti.. Ci tengo a dirlo perché oggi più che mai c'e una controtendenza in cui un curatore- critico mette in scena delle mostre , per la maggior parte delle volte collettive, dando un filo conduttore all'evento e scegliendo artisti la cui opera completa questo progetto. Ma esattamente e' ciò che fa un artista quando ordina delle opere ad artigiani .. quindi non vorrei che l'artista fosse un artigiano alle dipendenze del curatore/artista … 
Mi domando se prima nasce la forma e l'immagine e poi se ne cuce il contenuto o viceversa. 
Puo' un'opera essere geniale senza contenuto o meglio il contenuto non e' dato a sapersi ? ..un po' come la fede o il mistero della fede . C'e un qualche cosa che unisce molti fedeli dal collante che e' il dogma , ma di fatto non si ha una risposta certa , al limite nella vita terrena , ma una supposizione appunto .. che sia questa l'opera perfetta? 
Nulla si crea e nulla si distrugge diceva de Lavoisier… esattamente più ti inoltri nel capire il significato dell'origine della materia e più le cose appaiono imparentate una con l'altra per quanto diverse nella sensazione e nel contenuto chimico. Dicono che siamo fatti di polvere di stelle ..bello come concetto , fa sognare un'ipotesi del genere probabilmente vera , ma l'essere umano (e includo anche me) non ha ancora il controllo e la piena consapevolezza del suo ruolo nel disegno "divino" , ci sono troppe incongruenze nel nostro mondo e nelle nostre singole vite. L'arte ti suggerisce una proposta intellettuale fantastica ed evolve l'essere nel tempo ma la realtà e i problemi delle vite delle persone viene sommersa dalle problematiche oggettive materiali, quindi l'infinito discorso sulla vivisezione, il fatto di vedere l'animale come materia da consumare per qualsiasi nostra esigenza come l'uomo della preistoria, i nostri vandalismi nei confronti dell'ambiente e le nuove caste che nascono sotto i nostri occhi (alla faccia della democrazia), l'aumento della forbice tra il ricco e il povero .. porterà dei grossi cambiamenti in futuro, tragici passaggi obbligati perché si assesti ogni tassello in un mosaico equilibrato .. non possiamo che esserne testimoni ..
Quello che mi ha colpito della mia mostra era l'attenzione che il pubblico dava ad ogni singola opera e non essendo quadri o sculture ..oggetti convenzionali dell'arte, ma dei veri e propri ready-made .. soltanto riproposti in un'altra chiave , ho avuto la netta sensazione che il pubblico e' maturato, si e' sprovincializzato e quindi e' vera la frase che dal momento che si propone e si accetta un'idea, una provocazione, nulla sarà più come prima nel mondo dell'arte .. anche se li' per li' può sembrare una proposta indecente, inaccettabile . . 
L' informazione dei media e il lavoro di certi pionieri dell'arte sta portando l'arte contemporanea forse in un territorio, il più' genuino, il più' propositivo, privo di regole legate al marketing e senza un fine commerciale divenendo terreno e l'arena di un reale dibattito su ciò' che siamo e di come vorremmo che il mondo fosse. La musica, il cinema e la letteratura per colpa del loro successo commerciale hanno percorso una strada alla fine viziata, obbligata, alla ricerca del consenso commerciale e nel tempo hanno perso la loro intuizione originale. Questo sta accadendo adesso anche nell'arte e si cerca di farla rientrare (o forse lo e' sempre stato ).. in un ambiente elitario, gestito da pochi, una lobby che di fatto non esiste ma di cui si percepisce la presenza (un po' come gli astri di cui parlavo prima). 
Rischia di crearsi un vero e proprio monopolio a livello planetario in cui non si parlerà di arte ma di prodotto. Una sorta di prolunga della finanza in cui l'opera d'arte avrà' un valore come un bond..merce da scambiare o vendere .. su un mercato che non ha nulla a che fare con quello che si intende per arte contemporanea. (Robert Gligorov)
Caspita,quanto materiale su cui ragionare. Il dubbio che mi viene è uno: mi lascio catturare dai tuoi pensieri e quindi divento io l’intervistato oppure proseguo indifferente nel farti un’altra domanda? 
Come in uno specchio le cose si ribaltano e lo dimostri bene con Mirage, nella sua unicità duale (o duale unicità). 
Interessanti e condivisibili le considerazioni sul ruolo della critica e sul sistema dell’arte (che poi tanto sistematico non è se non nel suo rischiare di essere puramente finanziario). L’artista è l’attore, il protagonista; il critico può essere al massimo paragonato ad un comprimario, che si destreggia dentro lo sguardo sull’opera per cercarne fondamenti, per coglierne significati possibili anche se, resto dell’idea, che la grandezza di un’opera stia nella sua capacità di farsi interpretare all’infinito e non escludo neppure il ruolo religioso soltanto che oggi, nelle chiese-gallerie, si rischia una visione settaria, o elitaria come dici tu, dove le lobby avanzano e il valore dell’arte non si innesta più sul presente, non incontra il pubblico, mentre invece in Termination Shock 03 la gente si vedeva affollare le sale, incuriosita probabilmente anche dall’eco prodotto dai media ma, comunque, questo dimostra anche la sprovincializzazione e maturazione del pubblico di cui parli e su cui concordo pienamente (Ministro Bondi a parte). Dopo aver visto la mostra ho pensato che esisteva un trait d’union o, potremmo dire, che le sei installazioni siano state concepite come opera totale di cui ognuna è un particolare tassello che si conclude con Still in cui noi diventiamo opera nel momento stesso in cui ne siamo fuori. Delirio mio o in qualche modo hai concepito tutto questo? (Marco Filippa)


Sai, si sente spesso dire dibattito sull'arte , dibattito sulla letteratura.. o meglio un confronto tra varie esperienze o espressioni , pero' guardando meglio fuori dalle accademie vi e' più' che altro un confronto con se stessi , con i media (sempre se si ha la possibilità' di acquistare i magazine d'arte ..sempre più' costosi e raffinati) … faccio una piccola osservazione sulla proposta editoriale a proposito dell'arte contemporanea.. certe edicole specializzate hanno visto negli ultimi anni un aumento effettivo del numero di riviste sull'arte contemporanea e non solo (architettura/ design..) per la maggior parte delle volte sono bilingue perché' l'editore cerca di distribuire il suo prodotto in tutto il mondo, però questo aumento del cartaceo era abbastanza prevedibile qualche anno fa perché' e' il modo più' comodo per informarsi o per vedere nuove opere e in questo includo anche internet .. come saprai ultimamente si e' inaugurata anche una fiera in rete (V.I.P ART FAIR) e su questo ci sarebbe da fare tutto un discorso interessante. Credo, o credevamo in molti che la prerogativa di un'opera d'arte sta nella sua originalità' e presenza scenica, cioè' vista dal vivo . Perché' sia il dipinto che la foto o la scultura, ma anche il video vengono sempre pensati per essere visti dal vivo. 
La maggior parte delle opere che io conosco però, e questo vale per tanti credo, sono opere viste sulle riviste , libri e in rete .. e quando mi capita di incontrarle dal vivo ho notato che la mia emozione nei confronti dell'opera si equivale a quando l'ho vista per la prima volta virtualmente . Ora, penso che un buon politico non e' quello che vuole conservare il già' detto o il già' fatto ma colui che ha una visione innovativa del futuro .. e' abbastanza difficile immaginare la novità' e riuscire a portarla a buon fine. Questo vale per ogni campo.. l'essere umano e' un animale abitudinario, ama fare e ripetere sempre le stesse cose per tutta la vita .. quando c'e un cambiamento epocale generazionale si sente escluso da tale progetto ed e' di solito in polemica. Questo lo si vede specialmente nell'arte. Per esempio dei critici certi del loro credo in difesa di certi artisti e di certe opere in modo incondizionato , certe volte privi di critica sugli artisti che sostengono, ma non mancano mai l'occasione di confermarne il valore. Un po' come se la scelta degli artisti che difendono condizionasse la loro stessa credibilità' .. ti faccio un esempio .. Bansky e' un artista o no ? perché' dei musei gli danno spazio ? grossi collezionisti lo acquistano ? ha raggiunto quotazioni importanti alle aste .. eppure non sembra un artista per molti curatori "elitari" .. ma allora che cosa e' ? .. lo stesso Keith Haring in vita non e' stato mai preso sul serio come artista, oggi come oggi e' un dato di fatto … non credo che un direttore di museo avrebbe qualcosa da ridire su una retrospettiva del buon Haring…Questa e' stata una frustrazione e condizione di molti artisti .. lo stesso Andy Warhol ha avuto difficoltà' agli inizi nel proporre il suo lavoro… ma che siano stati questi artisti per quanto non artisti a portare , diciamo così, il seme del nuovo ? 
Per quelli che li osteggiano o che li hanno osteggiati non ci sarà' mai un appello .. o un contraddittorio.. le cose oggi sono un dato di fatto e quando superano una certa barriera di credibilità' o di rispetto diventa impossibile stroncarne il lavoro, perché' l'aspetto mediatico ha vinto. 
Ti posso garantire che artisti contemporanei italiani che insegnano all'accademia , influenti nel sistema dell'arte contemporanea, e certi artisti innovativi dell'arte contemporanea italiana, ahimè' defunti, hanno sempre , all'epoca, parlato male di Gino De Dominicis .. un po' per sentito dire e un po' perché' l'ho sentito con le mie orecchie. Lo si voleva far passare per "stravagante", bizzarro, delirante .. etc.. mentre l'opera più' poverista aveva sicuramente un valore già' di partenza superiore. Oggi De Dominicis ha vinto, il suo lavoro ha cavalcato certe tendenze che sarebbero poi diventate normali nell'arte ed ha anche con la sua ispirazione fatto la fortuna di molti artisti.. solo che si ha la memoria corta e si dimenticano certe resistenze dell'epoca. Tornando al discorso mediatico credo che la fruibilità' dell'arte sarà' sempre più' virtuale, mentre crescerà' in un modo esponenziale la celebrazione ed il pellegrinaggio per vedere le opere moderne o del passato. Questo e' proprio un grattacapo e andrebbe a contraddirsi con l'intento e la preparazione che hanno gli artisti. Perché' la piattaforma del dibattito si sposta in un mondo sconosciuto e non afferrabile.. Ora e' difficile vederlo ma ci sono tutti i presupposti perché' ciò' accada .
I giovani artisti più' che innovatori hanno una conseguenza logica del loro lavoro nell'arte e quindi sono quelli più' adattabili al nuovo. Un opera d'arte può' realmente imporsi al mondo con una formula matematica e questo e' stato dimostrato. Non che le opere di successo non siano di valore ma si e' visto che più' che l'artista e' il sistema o una strategia di puro marketing che si impone e stupisce il mondo. Ci si meraviglierà' per lungo tempo ancora sempre di fronte al valore economico di un'opera più' che dell'opera stessa. Oggi e' molto di moda vestire un'opera d'arte di un valore commerciale perché' siamo ancora legati all'economia . Se questo e' giusto o sbagliato non so , non voglio dare un parere .. pero' vedo opere cariche di "Kitchame" che sono delle vere e proprie trappole per occhi ingenui , che vengono celebrate da critici e da un sistema in modo certo , così' anche loro sperano attaccandosi a quel meccanismo di guadagnarsi il paradiso dei famosi. 
Lasciando però il discorso mediatico del sistema arte per un altro eventuale approfondimento, vorrei tornare al discorso del mio modo di vedere l'oggetto d'arte . Mi viene in mente, quando ho iniziato in un modo più' deciso a realizzare opere, molto miei colleghi erano legati alla pittura, perché' un buon artista lo si vede quando fa un quadro, ma anche questo e' stato contraddetto. Il reale operare dell'artista sul manufatto dell'opera non e' obbligatorio e neanche determinante . Conta di più' una buona regia e l'intuizione della novità' della proposta . Questo in realtà' crea un nuovo tipo di art director /artista. L'artista non ha più' bisogno di uno studio o di assistenti. Volta per volta ci si arrangia alle esigenze del progetto. Proprio si e' delineata una nuova figura dell'artista; il pittore vorrebbe tirarsene fuori dicendo che lui e' un pittore, non un artista, ma ciò' non e' possibile. Lui deve tener conto di questa situazione. Forse si parlerà' in futuro sempre meno di nomi di singoli artisti ma emergeranno dei team .. quale modo migliore di approfondire un idea se non nel confronto, per scardinarne i punti deboli. 
Quello che sembra certo nell'arte non può' essere riproposto all'infinito, perché' e' un non-sense .. e quindi si e' sempre alla ricerca della novità' .. infatti molti artisti tentano strade apparentemente originali .. tipo Tony Segall o Rirkrit Tiravanija pero' in realtà' non stravolgono il sistema .. e' come se fossimo sempre intorno alla stessa Mecca.. ma una cosa e' sicura non ci sono all'orizzonte novità' apocalittiche perché' l'artista o gli artisti vogliono essere accettati da un certo sistema apparentemente vincente e se ci fai caso, guardando anche le proposte a livello mondiale, le opere non si allontanano di molto dalla concettuali poverista, ma questo perché'? sembra ci sia il giusto e lo sbagliato nell'arte .. o sei un genio o sei terribile .. possibile non ci sia una via di mezzo? Questo modo condiziona molto la libertà' dei cosiddetti artisti, ora ci troviamo in una proposta Tsunamica di opere tutte buone, come se tutti avessero capito il metodo, ma allora che senso ha? ha vinto un sistema e non certo l'idea eroica che abbiamo dell'artista. 
Devo dire infine che la mia mostra a Milano al Pac l'ho voluta in questi termini ed ho difeso a spada tratta le opere esposte, non ho assolutamente badato all'aspetto commerciale o quello "furbetto" .. per me il pubblico e' importante ma prima di tutto devo essere sereno con me stesso perché' se c'e qualcosa che non va lo capti ed e' un tormento interiore. Ci sono due modi, credo, per realizzare un opera .. una e' quella di cercare un idea dentro di te e l'altra e' quella di osservare l'ambiente, il mondo attorno a te e trarne una conclusione.. questi atteggiamenti hanno una grossa dualità' perché' il forte narcisismo degli artisti deve trovare un compromesso tra la purezza dell'idea e dove collocare la propria firma. A volte puoi realizzare qualcosa di estremamente forte ma di fatto non essere coinvolto emotivamente in quell'opera, in quello che hai fatto.. e questo, mi domando se e' giusto.. Se in realtà' ogni idea e' di tutti e tu sei semplicemente uno che capta delle sensibilità' e cerca di dare un ordine traducendo in opera .. non vorrei, Io ..o tanti artisti contemporanei, aver passato la vita a fare le cose giuste ma di fatto non aver mai appagato la domanda o la vocazione originale . (Robert Gligorov)
Come sempre la tua acuta intelligenza riesce a stupirmi e mi sento sovrastato da tutti gli argomenti che proponi. Riconosco in te un’onesta intellettuale piuttosto rara e del resto la mostra al P.A.C. è paradigmatica, non insegue furbescamente il pubblico ma si propone come ricerca reale e non è cosa da poco, anzi. Dall’arte povera in poi l’italia vive “furbescamente” un’idea dell’artista che finisce (quasi sempre) per riprodurre in varianti infinite la stessa opera. Non mi manca il coraggio di fare nomi ma è sotto gli occhi di tutti quello che dico, se si vuole vedere e, del resto, quello che dici sul geniale Gino De Dominicis, è l’esemplificazione di come un discorso reale sia addirittura stato sbeffeggiato a suon di ironiche considerazioni. Per quanto riguarda la virtualità delle opere (sia che viaggino in rete, sia riprodotte su riviste patinate) basta pensare al fatto che nelle scuole si finisce per parlare d’arte senza mai vederle veramente le opere. Citi Bansky ma lui è soltanto l’esemplificazione di un sistema dell’arte sempre più lontano dalla ricerca. Credo che il problema sia altrove e probabilmente aveva ragione Argan quando sosteneva la tesi della “morte dell’arte” in quanto parte fondamentale di un sistema di conoscenza che, in una logica piramidale, diventa l’apice alla cui base si trova l’artigianalità. Non rimpiango nulla ma constato che siamo dentro a qualcosa di diverso, ad una nuova funzione delle immagini non più relegate ad un sistema di conoscenza ma sempre più votato ad una folle idea, residuo della modernità, di novità assoluta, in qualche modo insensibile a veicolare un pensiero autentico e sempre più un surrogato dell’ansia contemporanea. Il problema della ricerca, artistica e non, sembrerebbe essere sempre più lontano da necessità sociali, umane. La stessa cosa accade o rischia di accadere nell’ambito scientifico: l’industria farmaceutica si occupa di creare realmente farmaci utili o è sempre e più soltanto industria? Viviamo tempi convulsi e gli artisti e i creativi non sono indenni da questa confusione. Ma siamo ora e qui e questo, ci piaccia o meno, è il mondo migliore possibile fino a quando non riusciremo ad immaginarne uno migliore… giustamente dici che un buon politico è quello che ha la capacità di avere una visione del futuro ma, se ci guardiamo intorno, sulla scena abbiamo molti vuoti a perdere che vendono sogni ma non propongono nulla realmente e non ne faccio una questione di destra o sinistra (categorie obsolete) ma di idee che mancano e di come si impedisca un dibattito serio perché le idee e chi le ha non manca di certo, nella politica come nell’arte, nella scienza come nella scuola… insomma anche in Italia non mancano le idee, anche se potrebbe sembrare il contrario. (Marco Filippa)
Marzo 2011
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