I’m nobody! Who are you?
Are you nobody, too? Emily Dickinson
Domande ancora vive nel tempo a cui oggi la mostra facetoface tenta
di rispondere proponendo un fitto dialogo tra i 19 autori invitati e gli
spettatori. Oggi, negli spazi dell’en plein air, si perpetua la magia
della commedia, della parte del sé che racconta, cela, svela e fugge,
dal sipario al network, dalla strada alla rete universale, è tempo di
meravigliarsi ma è anche tempo di vivere, così, come la contemporaneità
propone.
Elena Privitera |
artisti invitati:
Marco Abrate Rebor, Velio Aresu, Caty Bruno, Marco Da Rold,
Domenico Doglio, Moho Drissi, Hubert Duprilot, Massimiliano Gaglio,
Flavio Romualdo Garofalo, Ian Gamache, Rosanna Giani, Laura Govoni,
Nadia Magnabosco, Philipa Kholy, Benedetta Picco, Francesco Sambo,
Rèdha Sbaihi , Anna maria Scocozza, Luca Storero
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Face To Face, ovvero Marionette Parallele
<<Quando mi vidi non c’ero>>
(Scritta dipinta su feltro nell’opera di Vincenzo Agnetti, Autoritratto,
1971)
Un volto, una maschera (Face To Face); un corpo, un fantoccio
(Marionette Parallele). Elementi fissi, rivolti a ciò che si trasforma,
costantemente; portano alla luce ciò che è nascosto, evidenziano
l’interiorità. La maschera si identifica nella persona: è il “Super-Io”
freudiano, la sfera psichica che si forma nei primi anni della nostra
esistenza, custode di norme morali e regole sociali interiorizzate. E il
“Super-Io” è manifestato dalla maschera: grazie a quei tratti definiamo
l’appartenenza a una categoria sociale, l’identificazione in un ruolo,
l’essere parte di un gruppo. Il mistero di ogni volto/maschera -
corpo/fantoccio risiede nelle contraddizioni prodotte nelle tensioni
dialettiche tra esse: individuo vs persona. Ogni immagine (dipinto,
foto, scultura, video) si misura costantemente con questa dimensione,
evidente e insondabile al contempo.
I soggetti delle opere selezionate per Face To Face sono “figure”, che
intrattengono con lo spettatore relazioni diverse: affermazione,
proiezione, identificazione, alterità, immaginazione. L’osservatore si
ritrova assegnatario di un posto, indirizzato verso un sentiero: dà vita
così all’opera. Figurazione e de-figurazione si alternano: ecco la
rivelazione palese, ora il celarsi misterioso; esplode l’allegoria
buffa, silenzioso compare il realismo severo. La de-figurazione espone
all’alterità: i soggetti sono attraversati dalla differenza e dai flussi
di relazioni, dimenticano la propria autenticità per lasciarsi definire
dall’esterno o dal rapporto con l’altro.
Una porzione di mondo possibile viene messa in scena, sfidando
l’osservatore: lo sguardo è nudo, difficile reggere alla visione di se
stessi. Ma si è rapiti, senza vie di scampo. Svanisce il tempo e lo
spazio, esiste solo <<una dimensione di altro genere>> (Béla Balazs,
1987): esploriamola!
Giovanni Fasulo, maggio 2016 |