"E io che me la portai al fiume/ credendo che fosse ragazza,/ invece aveva marito": così recitano i primi tre versi
di una notissima poesia di García Lorca che prendiamo a titolo unificante, per tre mostre personali realizzate
contemporaneamente, senza ovviamente nessun riferimento effettuale né inconscia pulsione, bensì per il loro
valore poetico e per un ironico richiamo metaforico.
Infatti se il protagonista de La sposa infedele, titolo della poesia di
Lorca, portò al fiume la fanciulla pensando
che fosse acerba e subito si accorse della sua maturità senza, per altro, privazioni di piacere, così il critico,
Giorgio Bonomi, che presenta Bacca, Patacchia, Zazzera, artiste giovani (non superano i trent'anni) e di
brevi esperienze, conoscendo e frequentando il loro lavoro, si è accorto delle loro qualità e della loro notevole
maturità artistica, seppur in evoluzione.
Quindi, anche se si presentano con stili e tematiche differenti, le tre artiste possono ben affiancarsi, ognuna
con la sua autonomia (cioè con un'esposizione personale), in una sorta di "collettiva" di cui il critico
cerca di dare ragione.
Ogni artista realizza un piccolo catalogo personale, contenente un breve testo di Bonomi e alcune riproduzioni
delle opere; i tre cataloghini poi vengono uniti con una cartellina o una busta o altro e sono unificati da un
testo generale dello stesso critico.
Tre giovani artiste, dunque, con un lavoro certamente -fresco- ma anche ben strutturato e consapevole.
Pippa Bacca elabora lavori giocati sull'ambiguità, cioe' sulla con-fusione di realtà ed apparenza: ora ritaglia
una foglia in modo che il risultato sia la forma di una foglia di un'altra pianta; ora ritaglia fotografie scattate
in automobile creando forme di veicoli da trasporto.
Laura Patacchia -tesse- grandi forme con fili elastici colorati, ma monocromaticamente - o rosso o bianco
o giallo o blu o- - ne risulta una sorta di -ragnatela- che, catturando la luce, subisce mutazioni cromatiche
e percettive con il mutare delle ore. Talvolta le -tele- sorreggono grossi pesi (non ci sono trucchi: si
rispettano solo le leggi della fisica) che creano un inquietante contrasto tra leggerezza e pesantezza.
Anche Antonella Zazzera lavora con i fili, ma i suoi sono fili di rame con cui articola strutture complesse,
sinuose e solenni. Anche qui lo scorrere della luce e' fondamentale per la definizione dell'opera stessa,
e le evoluzioni della linea curva rendono le sculture severamente pacate, quasi un intervallo che, sebbene
dato dall'artificialità della creazione, risulta del tutto integrato nella -natura- dell'uomo.
Con il Patrocinio di Citta' di Pinerolo Assessorato alla Cultura
|