CRINALI
E' necessario comparare la vita
a uno slancio perché nessun'altra
immagine , tratta dal mondo fisico,
vale ad esprimerne l'essenza.
Henri Bergson
L'evolution creatrice
Henri Bergson ha formulato alcuni concetti che risultano oggi di estrema attualità: il ritorno dell'intelligenza ad istinto, mediante l'intuizione disinteressata e consapevole, la vita come sforzo per risalire la china che la materia discende.
Universi referenziali semantici che si cercano e si coinvolgono. L'individuazione di stati metamorfici che sono il riflesso di una condizione esistenziale. Energia in ebollizione, qualcosa che non conosciamo appieno, ma che determina la nostra "storia". Ci sono limiti invalicabili alla pluralità delle manifestazioni del reale, uno spazio di possibilità infinite in un quadro che non ammette una soluzione univoca, quanto piuttosto ipotesi. Nella ricerca di
Carla Crosio tutti questi elementi si condensano nell'ansia di penetrare tra le maglie del vissuto portando in vita stati enigmatici, controversi, in un vertiginoso rimescolarsi. Di conseguenza, il passato si apre verso un universo di probabilità: un abitare la frontiera , con la percezione del transitorio, di un divenire che non procede per stati rettilinei, quanto piuttosto per iati e fratture, per alterazioni e dissonanze forti.
Dalla nascita alla morte attraverso mutamenti incontrollati: la realtà è governata da situazioni aleatorie, non è dato conoscere a cosa apparteniamo e dove andiamo. Più che il nostro esserci , fenomenologicamente determinato, valgono la nostra non - appartenenza, lo sradicamento, l'assenza come luogo della non-identificabilità. Più che la struttura ontologica si afferma quella totemica dei simulacri di baudrilleriana memoria. Ha ancora senso parlare di scopo? Qual è il nostro ubi consistam? Il simbolo acquista un significato nell'arte in quanto proiezione di entità enigmatiche che prendono il posto degli elementi naturali, che evidenziano le frammentazioni, il divenire dal magma del caos. I lavori di Carla Crosio pongono in primo piano la lacerazione, la coscienza scissa tra una realtà dominata dalle "belle apparenze" (qual è il post-human ), e la volontà chiara di ricostruire qualcosa dall'interno, dalla parte dello spirito.
In questo complesso processo si evidenziano insiemi disarmonici, frantumi, ibridi che sono il mero prodotto della macrotecnologia, embrioni impazziti. ( cito alcune opere, quali Ovuli contaminati, Globuli infetti, L'uomo futuro, Spirit, Tabu). Il dilemma è : quale futuro? E' qui che si gioca la nostra aspettativa, sempre tesa sul filo dell'ambiguità. Procediamo verso un orizzonte dilatato, o ci arrestiamo sull'orlo dell'abisso? La società è disarticolata, la materia abbisogna dell'immaginazione e del concetto per sprigionare forza. La malattia mortale di sartriana memoria configura uno stato implosivo: dobbiamo imparare ad ascoltare il silenzio.
La struttura classica dell'opera può implicare diversi piani di lettura. L'analiticità definisce un'organizzazione razionale dell' esistenza, la semplicità unita alla forza. Introspezione, ma anche grande coinvolgimento percettivo. Perché l'opera sia adeguata alla rappresentazione dell'immagine è necessario che riesca a travalicare i limiti dello spazio e del tempo. I lavori di
Claudio Rotta Loria, siano essi disegni o installazioni , sono accomunati dall'idea di trasformazione, di una dinamicità che è intrinseca all'essenza. E' riduttivo considerare esclusivamente il piano dell'equilibrio strutturale: è sempre presente una dialettica tra forma, spazio, colore, ritmo che si palesa anche nell'apertura dell'opera al di fuori di sé, nella sua pregnanza simbolica. Essa allude infatti sempre ad altro, induce ad una indagine ulteriore, che richiede attenzione al particolare , al frammento, quale ad esempio, i vettori o le linee sottili che attraversano la composizione come fulmini improvvisi, tracce indelebili che ascrivono all'opera levità e dynamis. In questo lavoro risulta fondamentale l'istanza di recuperare un'identità, in un gioco di linguaggi originari, che scaturiscono, come afferma Walter Benjamin, dall'equiparazione dell'essere linguistico e di quello spirituale.
Nella ricerca di Rotta Loria la qualità plastica avvicina l'opera alla dimensione architettonica rendendo quasi impalpabili i confini tra gli ambiti delle arti. In ogni lavoro è implicita un'idea di morfogenesi: essa determina un equilibrio certo, eppure provvisorio, che ad ogni istante sembra volersi aprire al periekon di heideggeriana memoria, laddove risulta essenziale l'idea dell' ineffabile. L'articolazione suggerisce sempre una metarealtà: nel variare delle icone resta la costante di un sotteso. E' come se l'artista provasse a misurare la propria esperienza dall'interno di un ideale introspettivo, che induce a cimentarsi con infiniti linguaggi, così da dar vita ad un'opera che esce dai suoi limiti, per cercare una dimensione altra. Laddove si tratta di lavori su carta, la duttilità della materia diventa il mezzo idoneo ad accogliere su di sé le proiezioni dello spirito , decostruite a frammenti.
Ritengo sia importante accostarsi ai lavori di Rotta Loria con la curiosità della scoperta. Ci si accorge allora del valore costitutivo dei particolari: un segno, una linea, un filo sottile che sporge dalla campitura per chiedere di vivere di un'esistenza propria. Si scorgono aperture di campo, bagliori di luce che illuminano l'opera dall'interno, una totalità inattingibile che induce a verificare ad ogni istante la continuità dell'esistere e dell'esperire.
Il progetto realizzato a quattro mani da Carla Crosio e Claudio Rotta Loria per la Galleria En Plein Air si intitola Così in cielo così in terra.
Evoca la dimensione della terrestrità e, al contempo, della sua trascendenza, in uno slancio vitale qual è quello ipotizzato da Henri Bergson. La Crosio ha elaborato un Giardino terrestre, una realtà che supera la perfezione virtuale delle intelligenze artificiali e ipertecnologiche. In questo senso l'eden diviene il puro possibile, il luogo dell'utopia, dove l'essere diventa esistere, per cercare un rinnovamento. Rotta Loria , invece, intitola il suo lavoro Il cielo in uno studio, ovvero l'infinito dentro il limite: il colore blu rappresenta in questo contesto la tensione verso l'assoluto,il superamento delle barriere nell'idea di un "oltre" che dilati e renda presaga la dimensione immaginifica. I due lavori si sintetizzano, il mondo interiore e il fuori di noi, l'extatikon, le nostre storie indicibili in un luogo di confine dove terra e cielo sono tutt'uno, così vicini eppure così lontani, per dirla con Peter Handke. L'inizio di una nuova vita.
Tiziana Conti
Torino, 15 maggio 2001
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