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Linee d’ombra
di Tiziana Conti mostra enpleinair 2006 E tre cose sono una sola: un uomo, una cosa, un sogno. Hugo von Hofmannsthal Quando scrissi per la prima volta sul lavoro di Serghej Potapenko, sottolineai la sua “affinità elettiva” con la figura del narratore, un narratore di storie antiche e nuove insieme, in grado di vivificare ogni dettaglio del reale con una intensa capacità immaginifica. A distanza di alcuni anni dalla morte prematura penso che l’impulso del suo talento narrativo scaturisca dall’originario, da quella che Friedrich Schlegel definisce “poetica confusione”, mescolanza di razionale e irrazionale. Potapenko rovescia, per così dire, la figura del viandante romantico. Come il Wanderer capta suoni e ritmi dell’interiorità che vive e respira, animato da un vagheggiamento inebriante, dalla magia delle cose, volta a esorcizzare il quotidiano. Ma vi aggiunge qualcosa di squisitamente moderno. Il suo viandante non ha come traguardo l’infinito, non ha un orizzonte assoluto davanti a sé: la sua ricerca è bloccata dalla complessità di una routine banale e incongruente, che si può attutire solo mediante il tentativo di “umanizzare” l’esistenza. Ciò è reso possibile dal viaggio, fisico (se è vero che Potapenko si divideva tra Russia e Italia, in un costante rapporto dialettico con due storie culturali), ma prima di tutto mentale: scatenamento della memoria, volontà di una nostalgia primordiale in grado di dar voce ai pre-sentimenti, il cui fine ultimo è aderire alle cose, concretizzare le immagini immateriali, dare corpo all’inconscio, far vivere l’ esperienza. Quella dell’artista è una pittura che capta e trasferisce sulla tela ogni dettaglio di esperienza, con l’idea di costruire un percorso che, acceso dall’immaginazione produttiva, si apre a un universo peculiare. In primis va sottolineato che la pittura di Potapenko è caratterizzata dalla cifra dell’assenza del tempo, o, meglio, dalla circolarità temporale: all’interno di questa cristallizzazione fiorisce un microcosmo iconico contrassegnato dalla staticità, una sorta di pausa nel fluire della vita, sospesa nell’attimo. Le figure sono cariche di riferimenti allusivi, trasudano citazioni, erudite e popolari, mescolate assieme. Una complessa simbologia costituisce la logica interna dell’opera, nella quale il disegno assume un posto rilevante: tratti essenziali, asciutti, che definiscono la realtà in un modo personalissimo. Il viaggio è un continuo andare e venire dentro di sé prima ancora che un confronto con il mondo, è una presa di coscienza del proprio esserci; il viandante romantico, fattosi viaggiatore contemporaneo, si trova a fare i conti con la “cura” delle cose, con l’ansia, con la tendenza a smarrirsi in una realtà sconosciuta. Di qui scaturisce la motivazione a recuperare il passato come il luogo dell’origine che, saldandosi con il presente, genera un tutto continuo, e coinvolge anche lo spettatore in un gioco percettivo molto forte. Non c’è sentimentalismo nel lavoro; le emozioni sono controllate dalla perfezione formale del dipinto. Si avverte un distacco tra artista e opera ed è in quello spazio vuoto che si colloca la possibilità di pensare ad un altrove, al luogo del mistero insondabile dove la verità ultima è decantata dalle sovrastrutture del quotidiano, e si fa congettura di un’esistenza che lascia intravedere linee d’ombra, blanks tutti da riempire. Tiziana Conti Marzo 2006 |
Laura Marchiando Pacchiola, dicembre 1994 |
inoltre hanno scrittto di lui : |
Luisa Perlo |
Alanda Debenedetti |
testo pdf prof.Mauro Comba |
testo pdf prof. Wences Rambla pdf |
Marco Filippa |
con il patrocinio dell'Associazione Russkij Mir di Torino |
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