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Se esiste o meno uno
specifico femminile nell'arte è una domanda che continua a
riproporsi nel tempo, ma difficilmente troverà una risposta definitiva. Si possono
però tentare alcune ipotesi prendendo in esame il lavoro e soprattutto il ruolo che
la critica ha svolto nei confronti dell'arte delle donne. E' importante allora
sottolineare come la produzione delle poche artiste attive nelle avanguardie del
dopoguerra, fino agli anni Sessanta - le uniche che abbiano successivamente avuto
riconscimenti e visibilità - sia stato letto nella maggior parte dei casi attraverso
un'analisi che adattava la loro produzione al lavoro d'arte maschile, senza mai
coglierne possibili riferimenti alla cultura che le donne proprio in quegli anni
andavano costruendo. Questo processo è stato inoltre facilitato da un'opposizione
spesso dichiarata dalle artiste italiane, ad una lettura "di genere", che
rischiava
di relegare, ghettizzare, separare la loro produzione da quella dei loro colleghi.
Con il risultato che a distanza di due decenni poche, meno delle dita di una mano,
sono riuscite ad occupare un posto nei manuali di grande diffusione o nei libri di
testo utilizzati come strumenti di formazione nei licei e nelle università.
Negli anni Settanta, al contrario, la svolta sociale e politica del movimento
femminista ha permesso, anche in ambito artistico, un'analisi approfondita dello
specifico femminile. Lo slogan "il personale è politico",
che ha caratterizzato
molte battaglie femministe, ha inevitabilmente influenzato anche il lavoro delle
artiste italiane. Lo stereotipo, il ruolo, la posizione della donna, dentro e fuori
dal contesto dell'arte sono i soggetti di alcuni lavori di quel periodo. Ricerche
inspiegabilmente rimosse dalla critica nell'arco di pochi anni.
Per quel che riguarda gli anni Novanta, l'analisi diventa inevitabilmente più
complessa. Allontanate le grandi ideologie, ma mossi al contempo dalla necessità
di entrare in relazione con un contesto più ampio e problematico rispetto agli
spazi ristretti ed angusti di musei e gallerie, gli artisti dell'ultima generazione,
donne e uomini, si muovono su un terreno di parità. Alle differenze di genere si
sono aggiunti altri stati di alterità. "Viviamo infatti in
luoghi misti, dove
l'idea di margine, differenza, diversità diventa centrale in un Occidente e un
Nord che cambia continuamente pelle, colore, umore in un movimento di umanità
che muta la visibilità del reale" (8).
Pratiche e tematiche che in un passato
recente sembravano riferite ad un ambito culturale prevalentemente femminile,
sono oggi il campo di lavoro di molta parte della ricerca contemporanea.
Il racconto di sé, della vita quotidiana, della relazione con "l'altro"
sono
temi ampiamente diffusi tra le ricerche degli artisti che operano in Italia.
Senza distinzione di genere.
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1 Cfr. Lea Vergine, L'altra metà
dell'avanguardia: 1910/1940, Mazzotta, Milano, 1980,
forse l'unico testo italiano interamente dedicato all'argomento, si ferma alle
soglie della seconda guerra mondiale. La scoperta di "una creatività impedita nel
suo dialogo",
una ricostruzione storica dell'arte internazionale delle donne
2 Anne Marie Boetti, "L'altra creatività", Data,
giugno/agosto 1975, pp. 54-59.
3 Anna Marie Boetti, "Lo specchio ardente", Data
Arte, settembre/ottobre 1975, pp. 50-55.
4 Achille Bonito Oliva, Minori maniere. Dal Cinquecento alla
Transavanguardia,
Feltrinelli, Milano, 1985, p. 129.
5 Cfr. Laura Cottingham, "L'anti-mistica
femminile", Flash Art, n.152, ottobre/novembre 1989.
La critica americana ha curato, nella primavera del 1997, la mostra "Vraiment.
Féminisme et Art"
al Magasin - Centre National d'Art Contemporain di Grenoble.
La prima in Europa che ha preso in esame il rapporto tra arte contemporanea e
movimento di liberazione femminista.
6 Giorgio Verzotti, "Once more with intellect",
Artforum, maggio 1994
(trad. it.: "Una volta ancora con intelletto", Aperto Italia '97: giovane arte e
giovane critica, Giancarlo Politi Editore, Milano, 1997).
7 Marco Senaldi, "Intervista a Fulvio Carmagnola",
Appuntamenti con la filosofia 2,
Giancarlo Politi Editore, Milano, 1996, p. 34.
8 Giacinto Di Pietrantonio, "Che fare?", relazione
tenuta al convegno dell'Associazione
Internazionale Critici d'Arte, Zagabria, novembre 1996. |