< Laura di F.Mingarelli_ G.GalloM.Zullo >

ALDA E LE ALTRE_DON'T TOUCH ME_MICHELE BRAMANTE

sedi : EnPleinAir Pinerolo (To) 

ex Monastero Chiesa Beata Vergine delle Grazie
città di Villafranca Piemonte

con i patrocini di Regione Piemonte_Provincia di Torino_Comune di Pinerolo

Due volte reclusa. La tragica esperienza di Alda si attua con la prima prigionia in uno spazio 
claustrofobico e pseudoistituzionale di non-senso. Trattata, democraticamente, come deiezione 
del senso sociale costituito, che non digerisce mai differenze radicali impossibili da assimilare 
alla propria logica minacciata. 
Reclusa di nuovo, all’interno di questo microcosmo assurdo, nei confini del suo corpo di donna, 
inevadibile essenzialmente; una prigionia esponenziale la cui speranza di libertà richiedeva un 
riscatto sociale complesso: ciò che rese possibile il ritorno alla poesia.

La violenza carnale è l’ultima delle violazioni della donna, il parossismo, la reificazione 
quasi fatale subita attraverso i rituali tribali maschili.
Non guardarmi, non sentire il mio profumo, non ascoltarmi, non provare il mio gusto, non toccarmi: 
prima che moniti e minacce, sono l’affermazione di una presenza radicale all’interno delle ataviche 
convenzioni patriarcali, l’origine decentrata dal modello dominante del portatore tipo di cultura: 
uomo bianco, occidentale, borghese. 

Il monito è una relazione, ha senso fra gli individui. “Non ascoltarmi” è il momento intimo per 
passare alle carezze; “non toccarmi” è la sottile menzogna nel momento del piacere; “non toccarmi” 
è il talismano, l’ultima difesa precaria da una prevaricazione di forza. 
Ciò che si avvera è la fonte del messaggio, il me che finge o respinge decisamente l’azione, 
l’alterità femminile che fora l’immagine con l’epifania della donna reale, ritorcendo l’arma 
simbolica della penetrazione contro lo stregone, padrone dello sguardo.
Il climax dell’oggettivazione della donna, la sua riduzione ad ammasso di carne aperta, giunge 
con la contemporanea inversione e regressione dell’uomo agli istinti primordiali, bestiali. 
La dinamica dello sguardo è la concrezione media dei due processi all’interno di una cultura 
“civile”. 
Per migliaia di anni, la donna non ha avuto storia né sguardo. Quanto sappiamo dell’universo 
femminile estinto è tramandato dalla tradizione maschile. Quanto vediamo della donna del passato 
è filtrato dallo sguardo fallico, dalla sua opera plasmante sul corpo femminile assimilato alla 
natura da governare. Tutto ciò descrive la condizione della donna naturalmente priva di una scena, 
sprofondata viceversa nella scena dell’autorità maschile.
Nella lotta contro la dominazione dell’uomo sull’uomo – lotta intestina, guerra civile nella 
civiltà dell’uomo – si studiarono i fondamenti di una resistenza alla coazione. 
Quando artiste come Barbara Kruger e Cindy Sherman acquisirono tali strumenti, psicologici e 
sociologici, li orientarono verso il monopolio dello sguardo e del soggetto, della costruzione 
identitaria e sociale, per realizzare la rinascita della donna nella storia.

SVILUPPI DEL PROGETTO: esposizione parallela dal 4 luglio al 2 agosto presso il
Monastero Chiesa Beata Vergine delle Grazie della città di Villafranca Piemonte

NEWS
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