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Schede
artiste
Mostra Soap Opera |
Valeria Agostinelli
Se Alighiero Boetti ambiva, con pazienza e ripetizione, a"mettere al mondo il mondo",
Valeria Agostinelli, con altrettanta amorevole pazienza, siaccontenta di prendersene cura. La fragilità della cartapesta,della lana, del rame, diventano le fragili,ma solidissime strutture dei suoi piccoli mondi sospesi.Signorine leggere come un soffio sporgono solo con le gambe
sottili da una parete. Distratte come sono, dimenticano le scarpe accatastate l'una sull'altra in un angolo, o vi siadagiano all'interno facendosi cullare pensose. Valeria ha
pensato all'arte come a una poesia, come a un'altalena, come aun desiderio.
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Carolina Antich
Carolina Antich è argentina e vive a Venezia. Incapace dismettere di sorridere, si mantiene facendo maschere dicartapesta per il facile mercato dei turisti della Laguna,
secondo i quali il carnevale, a Venezia, dura tutto l'anno.I suoi quadri sono come ritratti scivolati fuori da un album
di famiglia, dove tutti si somigliano, ma con piccole e impercettibili differenze. Abiti simili ma leggermente diversi,
volti uguali ma non identici, stature differenti per pochimillimetri, pochi anni. Diverse età, ma un'unica storia.Quella di una radice invisibile che ci lega nostro malgrado,dalla nascita e per sempre, alle nostre origini e al loro passato.
Carolina, e il suo sorriso eterno, sembrano però non volerne uno.Nei suoi quadri, come nella vita feriale, non c'é posto perle maschere.
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Elena Arzuffi
Una normale macchina fotografica, un po' di istinto, moltafantasia e personaggi di
cartone o scene di film d'autore sono la base del lavoro di Elena;uno stopframe scelto con cura diventa lo scenario davanti al qualemettere chicchi di riso, pupazzetti, ago e filo, briciole.
Poi un nuovo scatto, ed ecco un'immagine che prima non c'era.In light box, stampe su tela o pannelli di forex si dipana la
via crucis dell'immaginario di Elena, fatto dell'immaginario di tutti, e di un quotidiano che appartiene a lei sola.Un quotidiano rinnegato e confermato ogni giorno, tra
insofferenza e amore.
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Sergia Avveduti
Sergia è capace di arrivare ad un portauovo passando per Giotto.La sua tecnica sono tutte le tecniche: avere tempo, lo spazio
intermedio, l'autoritratto a nascondino, il rilievo, il fiocco
dell'uovo di pasqua, i contrasti smaglianti, tornare indietro un attimo, abbassare il volume di un decibel, i suoni che di giorno
non esistono, il messaggio della telecom, la risonanza, l'acqua
minerale, i santi dei campi, lo stadio olimpico, provare un senso di comunione, le lettere cubitali, una roba di pelle, individuare
il punto di rottura, prenderci gusto, la catapulta del signor Moroni,
i salti di tensione, infilare la pistola nella fondina pianissimo, farcela, dischiudere gli occhi e avere tempo di fare niente.
Quello che vuole dire è che tutto è interessante, e tutto può
essere raccontato, la roccia di un affresco o la poltrona di casa.Bisogna però fare bianco intorno, un grande silenzio, uno spazio
muto. Guardare e tacere. Senza troppo chiasso, si alleggeriscono
i pensieri. E le cose della vita.
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Glenda Boriani
Nata nel 1976 a Milano, dove vive. Studia all'Accademia diBrera, Milano. Lavora nella moda nel cinema come truccatricee talvolta come attrice. Ha partecipato ad alcune esposizioni
collettive, ha realizzato interventi scenografici per la discoteca Bandiera Azzurra di Milano e per il programma tv
di Canale 5 "Trenta ore per la vita". In mostra presenta quattro
fotografie a colori in cui utilizza il proprio corpo tra performance ed (ironica) natura morta caravaggesca.
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Domenica Bucalo
Crede nella musica e nella danza come forme d'arte necessarie.Il cibo, fondamentale fonte di salute e benessere.Colleziona scarpe.
E' nata in Sicilia e cresciuta a Milano, dove la famiglia si e' trasferita quando aveva circa 3 anni. Nel 1994 parte per
New York dove vive con il compagno, oggi marito, Fabrizio.Considera i clubs, la strada, la spiaggia, lestazioni ed i treni della metropolitana luoghi di forte
ispirazione. L'immagine per Soap Opera e' stata scattatain montagna in Italia, altitudine, il silenzio della solitudine,serenità. "Voglio vedere, voglio ricordare, voglio conoscere".
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Carmen Cano
Nata a Barcellona nel 1982. La famiglia Cano è tradizionalmentelegata al teatro. La madre di Carmen è nella compagnia stabiledi balletto del teatro Real di Barcellona e il padre suona
l'oboe nell'orchestra dello stesso teatro: ma la vera vocazione della famiglia è la sartoria teatrale. Nel 1996 infatti, compiutala scuola dell'obbligo, Carmen entra come apprendista nella sartoria
gestita dallo zio. Nel 1998 fugge di casa e si trasferisce in Italia, a Vicenza, per seguire il fidanzato Austin Carmichael,
sottufficiale nell'esercito americano. Pochi mesi dopo rompe con
Austin e trova casa a Zelarino (Venezia). Vive lavorando saltuariamente presso alcune sartorie teatrali veneziane.Ha partecipato ad alcune mostre collettive come "Storie di cronaca"
(Padova 1998) e "Passaggi 2000", alla Fondazione Bevilacqua La Masa
di Venezia.
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Letizia Cariello
Letizia è una donna sotto costante effetto della seduzione.Per questo si fa continuamente deviare da sé stessa mediante
allettamenti da parte di tutto: letteratura, cieli, colori, gatti domestici, sole che sorge, sole che tramonta, agiografie
e ricordi di un passato che non passa. Letizia è continuamente visitata da spiriti e visioni, e il suo medium
d'artista è l'anima.La incontra sullo stenditoio, nelle tovagliette dicotone di piccole colazioni, consumate in mattine invase dalla
luce, dal suo respiro, dal calendario.La libertà le piace perché è un luogo sterminato dove costruire infiniti rifugi, tane per
una volontaria prigionia da cui poter comodamente, all'occorrenza,chiudere fuori il mondo.
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Gea Casolaro
Nata nel 1965 a Roma, dove vive. Le sue fotografie studiano glisguardi e le relazioni tra le persone e il contesto in cui vivono.Scrive Augusto Pieroni in "Fototensioni": "La Casolaro infatti
ottiene effetti particolarmente spiazzanti lavorando non di rado per sequenze ripetitive in cui un panorama urbano non appare mai
del tutto uguale a se stesso, ma più spesso utilizzando diversi accorgimenti come sovrapposizioni e rifotografature". Nel 1999 ha presentato a "Fuori Uso" un lavoro sugli abitanti di Sarajevo.
Di recente ha avuto due mostre personali, alla Galleria Estro di Padova e in Viafarini a Milano.
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Sabine Delafon
Nata a Grenoble nel 1975, da un paio d'anni vive a Torino dove frequenta una scuola di fotografia. I suoi scatti sono moltointensi e la vedono quasi sempre protagonista: inquadra una
femminilità (che è anche autorappresentazione) dove l'indagine sul corpo si mescola alla poesia e il teatro al quotidiano.Ha partecipato a "Proposte XIV" a Torino nel 1999 e, in questi
giorni, ha allestita la mostra personale alla Galleria MassimoCarasi di Mantova.
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Donatella Di Cicco
Donatella Di Cicco ha una qualità rara: riesce a conciliare il gusto dell'orrore di spiagge per low budget holidays - ombrelloniportati da casa, sandali di plastica, spuntino con gnocchi fritti,
bimbi obesi al biliardino - con quello dell'horror.Rosei scenari de il mondo di barbie turbati da cagnolini infanticidi,uxoricidio di Ken in cucina (forse lei ha scoperto che è gay),poppanti finiti nel microonde o nei circuiti televisivi. "Ogni fotoche non fai, è un ricordo che non c'é", recita la calda voce diuno spot pubblicitario, ma grazie all'esistenza del set, sia essoofferto dal mondo reale, che da quello professionale del making of
del fotoromanzo di Barbie, potremmo dire "ogni foto che fai, è un ricordo che non c'era".
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Elisabetta Di Maggio
Realizzare la Cappella Sistina, o insaponare a secco lepareti immense di una chiesa, non fa differenza per Elisabetta
di Maggio. L'importante è impegnarsi corpo ed anima in un lavorio
meticoloso e infinito. Dare al corpo e allo sguardo un'occupazione ossessiva e dolce, come un mantra. Mentre i suoi polpastrelli sottili
intagliano pazientemente un pizzo su carta velina, mentre il suo sguardo segue il perimetro di un petalo di rosa fresco, mentre
incolla minuscole roselline di zucchero sulla biancheria di un corredo da uno, la sua mente si stacca da terra e vola tra passatoe futuro. Ora è Anna Bolena, ora Giovanna D'Arco, ora Queen Elizabeth.
Ora una ricamatrice di Burano, ora la commossa protagonista di un quadro di Vermeer. E attraversando le figure di donna che suo malgrado rappresenta, e vendica, confeziona un corredo senza fine, per una
sposa senza promesso, perché non vuole promesse.
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Silvia Donini
Silvia risiede a Ferrara e lavora al sole, tra la natura e gli odori delle
campagne. Apparentemente molto bucolico, ma si intuisce una piacevoleirrequietezza nelle scelte del colore, acceso e crudo, e del materiale:
il pongo. Pongo a piene mani come elemento creativo, morbido, carezzevole e plastico, impastato su strutture portanti di ferro,
griglie della vita a cui attaccare la nostra carnalità quasi ad indicare che ne siamo pervasi.Nascono sculture gigantesche con forme crude e irregolari
ispirate a sogni, a giochi infantili, quelli di colorare il mondo, la vita, l'epidermide. Coprire le nudità con seducenti foglie di fico, verdi fino allo
spasmo, mucche inverosimili, uccelli rosa, giraffe impegnate in atti amorosi.Come enormi giraffe sensuali color carne, goffe, crude, asimmetriche ci
affanniamo negli approcci per poi distrattamente girarci di lato e saltare su di un mucchio di galline timorose, accovacciate; tutti predestinati quindi,su fondali fatti al computer, con regole mai precise, tra tapezzerie
anacronistiche e famiglie composte senza emozioni su divani panciuti di fronte alla TV. Forse davanti a Friends o Sentieri. |
Alicia Erba
Alicia disegna bene. Potrebbe fare paesaggi, fumetti, illustrazioni e
stencil d'arredo. Invece disegna favole in cui la principessa guidaun'auto sportiva, offre la cena, infila il mocassino a Lui, e ben oltre
la mezzanotte. Lei fa serenate, corteggia, tradisce, promette. Pagacravatte con carta di credito e saluta dal taxi correndo all'aeroporto.
Siamo pazzi di lei. E' bella, elegante e falsa come la bionda di un film di Hitchcock. Alicia Erba e' un'artista che non ha smesso di
credere nelle favole, non le deride, non le caricaturizza, ma semplicementele aggiorna. Con l'emancipazione della donna il romanticismo e il
corteggiamento non sono affatto finiti. Il sogno di un principe azzurro,fiori freschi e lunghi abiti esistono ancora, ma hanno un sapore nuovo,sono passati di mano, si sono capovolti. Per rimanere intatti nel nostro
immaginario, sia esso maschile o femminile.
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Lara Facco
Lara Facco vede l'arte come la ridistribuzione nello spazio di movimenti
minimi. Legge Jorge Amado,cantore di universi femminili e della saudade
brasiliana, e Lewis Carrol. "Per me Teresa e Alice sono due lati della stessa medaglia. Io mi sento un po' Teresa, determinata, vivace, sempre
capacedi rialzarsi da terra, e un po' Alice, curiosa, fantasiosa, capacedi vedere universi inaspettati in qualsiasi cosa. Le mie nonne mi hanno
trasmesso l'amore per una femminilità all'antica, riservata, fatta didoti forse di sopravvivenza. Da loro ho imparato a ricamare, a cucire, a
lavorare all'uncinetto e ad apprezzare le cose belle e di qualità. Se metti
insieme tutte queste cose capisci anche perchè ho iniziato a fare arte,perchè è un modo di raccontare le cose dal mio punto di vista, e a mia
misura" Come una mamma invadente, è come se mettesse "la maglia di lana"
al mondo, al paesaggio, ai sogni.
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Ivana Falconi
Puntata no. 485:.....Ivana si sveglia sudata dopo un brutto sogno, haaccanto Stefano che la guarda stupito; fortunatamente la radio trasmetteBattiato, lei adora quella canzone e questo le sembra di buon auspicioper la giornata che sta iniziando. Si concede ancora qualche minuto aletto per coccolare i
suoi gatti che sempre accorrono a darle il buongiorno.
Si veste e truccavlocemente e, sorseggiando una spremuta d'arancia,saluta Stefano che si èmesso a lavorare al computer. A bordo della suaSmart gialla
fiammante percorre tutto il paese sotto lo sguardo di chi sempre la scruta severo, nonè facile vivere dove tutti sanno tutto di
tutti, soprattutto per lei.....
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Annamaria Ferrero
Nata nel 1969 a Torino, dove vive. Laureata in lingue,
traduttrice,collabora con diverse case editrici. I suoi lavori prendono
spunto dalla relazione che intercorre tra l'oggetto e le persone: possono
essere libri d'amore, appartenenti ad un genere minore, ma che infondo
contengono frammenti di verità, oppure i racconti che ognuno fa della
propria casa, il ricordo delle ricette della nonna.Ha partecipato a
"Proposte XIV" (Torino 1999) e ad "Outlook Express" (Viafarini,
Galleria Zanutti, Milano 2000)
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Perla Flors
Solari, taglienti, trasparenti, ombrosi aggettivi di passioni, amori, odi eperversioni : sono gli ingredienti del lavoro della
spagnola Perla Florsresidente in Italia da vari anni dove ha "messo su famiglia".
Tra vetri frantumati o lastre sovrapposte all'infinito si compie una
scelta particolare: quella di scandagliare il vortice delle umane cose,
dal sentimento materno all'aggressività latente fatta di cuori infranti,invidie, sex appeal, status symbol. Tutto si infrange e
apparentemente si contiene tra i condomini abbarbicati su solide pedane di legno, tra vetri e lastre ritte sparate al cielo ad indicare
gli umori, i sogni e gli archetipi che ci accompagnano da sempre, che si guardi il sole o i fondi marini o si metta la testa nel sacco.Le umane
passioni come umane costruzioni/condomini di cui facciamo parte. Solol'ironia ci consente di demolire ed ogni volta ricostruire un po' più
in là, all'ombra di un cactus, di una palma o di un Casinò Royal a Las Vegas tra sigarettaie in topless e gigolò sosia di Richard Gere.
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Greta Frau
Nata a Colonia nel 1942, un passato di ricercatrice in microbiologia,dopo che un incidente d'auto avvenuto in Sardegna la priva
dell'uso delle gambe decide di trattenersi nell'isola e qui scopre la propria
vocazione pittorica. I suoi dipinti rappresentano volti femminili frontali e immobili, dalla grazia malinconica e non di rado inquietante,
tutti vagamente simili. La sua mostra più recente (Galleria Massimo Carasi)
rievoca gli anni del collegio trascorsi a Innsbruck attraverso una serie di
ritratti a memoria delle sue compagne di classe, chiamate "Trance".Greta Frau non presenzia all'inaugurazione delle mostre e non
rilascia interviste.
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Elisa Gallenca
Nata nel 1974 a Torino, dove vive. Attraverso la pittura indaga l'animo umano in differenti stadi della vita, dall'infanzia alla maturità.
I suoi lavori più recenti uniscono alla figura la maschera e le piante, in una sorta di strano (e divertente) fitomorfismo lucreziano.
Ha partecipato a "Proposte XIV" a Torino nel 1999.
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Meri Gorni
Una finestra aperta oltre la quale una frase sul muro: il giardino davanti alla finestra/ è solo un quadro verde/per quello,
sconfinato/dove entrambi fioriamo. Poi: un 'fazzoletto' gigante di
carta cucita dove dal nodo fuoriesce la scritta "di te"; un Walkmancon la registrazione della sua lettura di alcune lettere di
Marina Cvetaeva; un portatovagliolo con foglio e frase (le piacerebbe
poterlo mettere su un tavolo apparecchiato); una saponetta con scavato"I love you". E qualche libro di poesia stampato a mano. Un libro delle
ricette preferite degli amici. Questa è soltanto una parte della dolcezza di Meri Gorni.
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Deborah Hirsch
Nata a San Paolo del Brasile nel 1967, vive a Milano. Laureata in ingegneria
industriale e Master in Business Administration alla Bocconi. Ha lavorato in televisione, dirigendo tra l'altro il canale USA Networks. Autodidatta,
si dedica alla pittura realizzando grandi ritratti femminile con una tecnica
vicina alle tematiche del nuovo iperrealismo, sovrapponendovi elementi del
marketing contemporaneo, come il codice a barre. Frequenta l'Accademia di Brera, ha partecipato all'ultimo "Salon" ed è stata selezionata per la
mostra itinerante "21 artisti nel secolo XXI".
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Benedetta Jacovoni
Nata nel 1971 a Roma, dove vive. Il suo percorso è pressoché totalmente dominato dall'ossessione per il monocromo rosa fucsia, acido e
fluorescente, con cui "ricopre" le più svariate superfici, dai quadri,alle fotografie, agli oggetti. Autrice anche di performance domestiche
che riprende e documenta in video. Nel dicembre 1999 ha realizzato una mostra personale da Cesare Manzo a Pescara.
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Le Mille
"Noi portiamo la storia di Gismondo e Roberta, 8/M sottotitolo: love story.La storia è: Gismondo è un ottantenne e vive con Roberta che è la sua tata
rentenne. Gismondo adora Roberta. Lui è dolce e lei è una specie di maschione,ha le spalle inculcate e una voce da uomo primitivo. Ogni cosa che lei dice,lui dice che è la cosa giusta. Lei propone di comprare un coperchio per
pentole magico, riduce i grassi, è fantastico, sembra Mastrota. Alla tvc on un volume insostenibile c'è Maria De Filippi. Ad un certo punto, cidomandiamo se siamo dentro o fuori".
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Kim Hye Ok
Nata in Corea del Sud nel 1961, attualmente risiede a Milano dovefrequenta l'Accademia di Brera. Laureata in scultura
all'Università d'Arte di Hong-Ik, ha insegnato in un istituto d'arte ed ha diretto
uno studio d'arte per ragazzi sempre in Corea. Le sue opere mescolano l'Oriente con l'Occidente ed utilizzano qualsiasi materiale in installazioni estremamente fragili e poetiche: le guide telefoniche, le lettere
dell'alfabeto, fotografie, cuscini, letti, valigie in cui porta con sé i propri sogni.
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Sarah Ledda
Nata nel 1970 ad Aosta, qui è tornata a vivere dopo aver studiatoa
ll'Accademia di Palermo. I suoi dipinti mescolano la memoria collettiva, che rielabora attraverso le immagini cinematografiche
che più hanno segnato la sua vita, e la memoria privata, evocata in frammenti del proprio corpo, ricordi della propria infanzia.Nel novembre 2000 presenterà una mostra personale nell'ambito
del ciclo "Aosta Contemporanea" alla Torre del Lebbroso di Aosta.
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MCH
Nata nel 1962 a Roma, vive a Bruxelles. Come un rapper ha assunto un'identità
misteriosa che cela un intenso lavoro di bad painting: prende di mira i cosiddetti simboli della femminilità pacificata,le sue sante diventano puttane, le fatalone vampire e le casalinghe
mostri di inquietudine. All'apparenza cattivissima, si trasformerà presto in una tenera mamma (aspettiamo il suo primo figlio a luglio).
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Barbara Nahmad
Nata nel 1967 a Milano, dove vive. La sua pittura "fetish" indagail corpo femminile nei particolari più praticati dall'osservazione
sessuata: eppure sono sempre frammenti decontestualizzati dall'uso
che in fondo perdono per strada la loro identità. Ricerca quindi una classicità di forme attraverso il racconto della pelle, che poi il
racconto di un altro sé. Qualche mese fa ha realizzato un'importante mostra personale allo Studio Cannaviello di Milano. Mamma di duegemelli che hanno due anni e mezzo.
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Annamaria Martena
Le sue opere video nascono dall'idea che esistono nel quotidianodelle esperienze percettive straordinarie che mutano l' approccio
con la realtà: le interessa ciò che riesce in modo involontario a coinvolgere "artisticamente" lo sguardo. Come osservatore tra gli
altri, ferma l'attenzione su esperienze ricorrenti. Sono solo frammenti di un flusso visivo, spesso non modificato da una pur
minima forma di montaggio. Annamaria ci parla di un'esperienza leggermente alterata, che vede l'oggetto familiare trasformato,animato da una manipolazione sottile. Un artificio minimo che
mette in una condizione mentale che riconsidera realtà e media, vissuto e visto, autentico e falso.
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Margherita Morgantin
Margherita fa scatti fotografici tra il sogno e la realtà, dove larealtà è la parte rassicurante e solida, il sogno il disagio,l'imprevedibile, forse l'incubo. Foto che parlano di città,di uomini che si sciolgono ballando davanti a supermercati
che sembrano castelli, di signorine che dormono in letti comea utomobili parcheggiate. Parlano di luoghi scollati dall'immaginario,città con le istruzioni per l'uso. E' capace di guardare la cittàc
ontemporanea come una grande installazione. E nel pasticcio di decidere se siamo più finti noi o le cose che compriamo, noi o le
televendite, noi o i punti fragola dell'esselunga resta solo un sorrisetto, più o meno amaro o semplicemente divertito che, solo,non si interroga sulla sua artificialità. "Mi piacciono le luci,le mogli che annegano i mariti e poi piangono nei film di Greenaway,mi piacciono i supermercati chiusi perchè non si sa a cosa servono,i lampioni al sodio a bassa pressione, e cercare immagini sul confinedei sogni ma vicine al campo visivo di un impiegato delle poste".E' un giorno di vento e d'inverno. Alcune persone passeggiano in
direzioni diverse sul bagnasciuga di una spiaggia. Le mani cariche di pesanti sacchetti della spesa.
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Annalisa Pagetti
Annalisa è sottopeso, e fa la grafica, la copywriter, sistema casa eporta il cane psicopatico dall'esperto. Diciamo che un certo giorno
si è data abbastanza forza da mettersi di fronte ad una tela:"Ho sempre avuto nei confronti della pittura una grandissima
stima/timore. C'é voluto un lungo processo nella mia testa arrivare a permettermi di fare anch'io qualcosa". Lavora timidamente,
senza un punto preciso ancora nella testa ma solamente mossa dal suo
istinto, e dall'idea di visualizzare uno stato emotivo che fa parte di sé.Dipinge ritratti di donne che le somigliano: grandi, enormi occhi che nonhanno visto abbastanza per perdere lo stupore e la paura, eppure pieni di
coraggio. Il suo studio grafico di Milano, Duplex (con la socia Micaela) ha realizzato l'invito per Soap Opera.
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Marina Paris
Nata a Sassoferrato (Ancona) nel 1965, vive a Roma. Lavora prevalentementecon grandi installazioni che si relazionano all'ambiente sui temidell'infanzia e della memoria deformati dalla lente di ingrandimento
dell'esperienza. In mostra presenta infatti un'enorme bambola di oltre tre metri senza volto, cresciuta a dismisura come un fantasma non piùcosì innocuo ed ingenuo. Allagalleria De Crescenzo & Viesti di Roma harealizzato la sua più recente personale (1998). Partecipa a "Futurama"al Museo Pecci (luglio 2000).
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Giovanna Picciau
Nata nel 1941 a Roma, dove vive. Ha tenuto la sua prima personalea Torino nel 1970. Subito dopo si trasferisce per due anni a Londra.Ha lavorato come attrice al centro universitario teatrale di Roma.Ha praticato molti sport, forse spinta dal nonno che fu campioneolimpionico di Penthatlon. ha anche studiato il pianoforte permolti anni: oggi non riconoscerebbe lo strumento. Ha due figli:uno in India si occupa di telecomunicazioni, l'altro ingegnere
elettronico, surfista di talento. La sua pittura conosce in questianni una nuova intensa stagione: tra le mostre, Galleria Banchi Nuovi,Roma (1997 e 1999), Spazio Blu, Roma (1998). Nel 1997 ha vinto il Premio
Trevi Flash Art Museum.
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Cristina Pavesi
Cristina Pavesi ha cominciato dipingendo soggetti che si rifacevano alla sua infanzia. Poi, grazie ai suoi due figli, ha potuto aggiornare
e ampliare il suo parco di ispirazione. Ricrea con plastiche, stoffe, ricami e silicone, l'immaginario infantile così come se lo immaginano
gli adulti. Giocattoli, bavaglini, ciucci e biberon. Trova che la femmina,la più grande, di cinque anni, sia più sensibile del maschio, che anche se
ha solo due anni "tende a sdrammatizzare la vita, se ne va per la sua strada
e ha una percezione distaccata di quello che accade intorno a lui".
L'arte per lei è il modo più completo per esprimersi, e suo marito laprende bene. Colleziona sabbie raccolte nei paesaggi dei suoi viaggi,
e di quelli di chi le vuole bene.
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Marialuisa Tadei
Bronzo, acciaio, alluminio, diventano improvvisamente leggeri,si mimetizzano nello spazio come le esche di pescatori esperti.
Coni trasparenti pendono dal soffitto come trappole degli abissi,
in attesa di una pesca miracolosa. Nasse pronte a catturare animali che non esistono ancora, o non sempre, e non hanno nome.Scafi capovolti presagiscono un naufragio. Una pupilla si contrae
e rilassa cambiando colore e movimenti al ritmo di musiche techno sincronizzate sul battito cardiaco dell'alterazione, della droga,
della troppa veglia, dell'allucinazione e lo stordimento. In una
condizione tra l'incoscienza e l'attesa, Marialuisa Tadei ci ricorda che il corpo contiene altri corpi. Celesti, estranei,contundenti.
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Testo di Luca Beatrice |
Testo di Alessandra Galletta |
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