I Linguaggi del Mediterraneo La Parola come segno

progetto espositivo
progetto didattico
schede critiche 
immagini opere
testo Tiziana Conti 
testo Marco Filippa
Antropologia e prossemica: 
strumenti d'interpretazione dell'odierna realtà multiculturale 
delle forme espressive
Franca Pregnolato mail:  f.rl@libero.it
Il mutamento culturale che investe in modo massiccio la realtà contemporanea, non trascura 
i territori dell'arte. L'Antropologia e la Prossemica, poiché votate rispettivamente allo 
studio della cultura intesa come totalità dei fenomeni culturali e sociali e allo studio 
delle differenti modalità d'uso dello spazio, costituiscono degli utili strumenti sia per 
comprendere i cambiamenti avvenuti nel mondo dell'arte, sia per tentare una lettura dei 
nuovi modelli di spazialità che si manifestano nella pratica artistica contemporanea.
Per quanto attiene il sistema della rappresentazione dello spazio e i nuovi processi di 
trasformazione di questa realtà, due sono i principali orientamenti della ricerca 
antropologica. 
Il primo interessa i processi della visione e il rapporto sensorialità/ambiente. 
L'antropologia della visione, in particolare, studia:
• L'interazione tra mondo visivo e sistemi cognitivi
• La relazione tra percezione e contesto culturale
• Le diverse concezioni dello spazio/tempo
Le ricerche di questa disciplina s'interrogano, in particolare, su come si manifesta 
l'esperienza del vedere (orientamento fenomenologico), scrutano il sistema neurologico 
e cerebrale per comprendere i processi dei messaggi visivi (orientamento biologico-fisiologico), 
studiano la vista come tecnica del corpo in relazione ad un ecosistema (orientamento interattivo).

La Prossemica, specializzazione disciplinare dell'Antropologia culturale che s'iscrive tra i 
più significativi avvenimenti scientifici del 900 e che dagli anni '50 sviluppa le sue ricerche e 
riflessioni sulla molteplicità dei punti di vista sullo spazio e sulle sue diverse concezioni 
- comprese le concezioni non euclidee - privilegia invece la cultura come chiave interpretativa 
dei modi di vedere, guardare e rappresentare l'esperienza visiva e cinestetica, senza rinunciare 
ad un approccio sistemico che integra i paradigmi delle culture di riferimento con le 
problematiche naturalistiche della rappresentazione visiva. 

In generale, per Prossemica e Antropologia:
• Gli esseri umani abitano mondi sensoriali differenziati
• La cultura è una chiave della percezione 
• Lo spazio, naturale e costruito, è espressione d'identità culturale
• Lo spazio ha sempre un valore simbolico e comunicativo 
Dato tutte le impressioni visive sono ricevute, analizzate e integrate da processi mentali 
che sono plasmati anche dalla cultura d'appartenenza, ne discende che lo sguardo antropologico 
amplia non solo le conoscenze in merito al vedere e alle sue oggettivazioni, ma risulta 
indispensabile per affrontare la diversità delle concezioni spazio-temporali che informano di 
sé l'esperienza creativa. Per la Prossemica, lo spazio ha, sempre e dovunque, un linguaggio, 
una pronuncia, un genere, una generazione, una popolazione, un rapporto col tempo, una poetica. 
Rintracciare l'insieme di queste dimensioni, i loro intrecci e sinergie, è la sua ragione d'essere 
e vocazione.  

E poiché in base alle ricerche di questa disciplina, è possibile affermare che l'occhio non 
vede se la mente è cieca; che la mente, attraverso il linguaggio, viene plasmata dalla cultura; 
che la visione non è mai passiva, ma sempre attiva, ne discende che l'arte può essere considerata 
e affrontata come vera e propria guida alla percezione e alla conoscenza antropologica, in quanto:

• fonte di informazione sui modi di concepire l'esperienza visiva
• via d'individuazione delle variabili essenziali dell'esperienza percettiva
• strumento di trasformazione del paesaggio, dell'ambiente, delle distanze
• sistema complesso che integra cinetismo e uso dei sensi
• filtro dei valori dominanti e quotidiani
• veicolo di scambi di vario tipo e natura, compresi quelli economici
• tramite d'innovazione comunicativa
Lo sguardo antropologico, dunque, oltre ad ampliare il range delle conoscenze in merito alle 
culture del vedere, mette in guardia da due rischi fondamentali: il rischio diffuso e anche 
"colto" di proiettare nel mondo visivo dell'altro, la struttura del proprio mondo visivo; 
il rischio tipico del relativismo comune ("a ciascuno la sua verità", "de gustibus"), di 
favorire una condizione di misconoscimento reciproco invece che di riconoscimento del diverso.
E affronta oggi problemi nuovi. Se la tradizione antropologica ha collegato la questione 
dell'alterità e dell'identità a quella dello spazio - dove s'inscrivono tutti i processi 
di simbolizzazione dell'identità condivisa -, i grandi movimenti di popolazione contemporanei, 
rendendo più difficile riconoscersi nei luoghi, impongono un cambiamento di prospettiva: essere 
nello spazio contemporaneo significa, infatti, occuparsi di fenomeni di circo
lazione. 
All'orizzonte della ricerca antropologica si profila la possibilità di un'antropologia senza 
esotismo e la morte dell'esotismo chiama più che mai a riflettere sulle proprie categorie di 
spazio, identità e alterità. Occuparsi del senso degli altri in un mondo delocalizzato, non può 
più prescindere dalla conoscenza dei propri ambiti comunicativi e culturali. 
Oggi il senso della ricerca antropologica si gioca tutto "at home" e l'arte è diventata un 
suo villaggio. 
Anthropology and Proxemics: 
instruments of interpretation of actual multicultural truth of the expressive shapes
The cultural mutation, which invests the contemporary truth in massive way, doesn't 
neglect Art's territories. 
Anthropology and Proxemics, since voted respectively to the studies of Culture like 
cultural and social phenomenon and to the studies of the different modalities about 
using the space, are the useful instruments in order to understand the changes 
happened in the world of the art and in order to try a reading of the new models 
of spatiality, that are manifested in artistic contemporary production. 
About the system of the representation of the space and the new processes of 
transformation of this truth, the main guidelines of the anthropological search 
are two: 
The first one interests the processes of the vision and the relationship 
sensoriality/environment. 
Anthropology of the vision, in particular, studies: 
• The interaction between visual world and cognitive systems
• The relation between perception and cultural context 
• The various conceptions of the space/time 
The searches of this discipline interrogate, in particular, in which way the 
experience of seeing manifests (phenomenological guideline), look inside the 
neurological and cerebral system in order to comprise the processes of the visual 
messages (biological-physiological guideline), study the sight like technique of 
the body in relation to an ecosystem (interactive guideline).
Proxemics, disciplinary specialization of the cultural Anthropology which is 
enrolled between the most meant scientific events of XXth century and from Fifties 
develops its searches and reflections on the variety of the points of view on the space 
and its various conceptions - the not Euclidean conceptions comprised - privileges 
the culture like interpretative key of the ways of seeing, watching and representing 
the visual and kinaesthetic experience, without renouncing to the systematic approach 
which integrate the paradigms of the problematic cultures of reference with the 
naturalistic ones of the visual representation. In general terms, 
for Proxemics and Anthropology: 
• The human beings inhabit different sensory worlds 
• The culture is one key of the perception 
• The space, natural and constructed, is expression of cultural identity 
• The space has always a symbolic and communicative value
All the visual impressions are received, analyzed and integrated from mental processes 
which are moulded by belongings culture, it comes out that the anthropological look widens 
not only the knowledge about seeing and to its attributes, but it is necessary in order to 
face the diversity of the conceptions space-time which inform of himself the creative 
experience. For Proxemics, the space has, always and wherever, a language, a pronunciation, 
a gender, a generation, a population, a relationship with time, a Poetics. 
To trace these dimensions, theirs interlaces and synergies, is its own reason of being 
and vocation.
According to the searches of this discipline, it is possible to assert that the eye doesn't 
see if the mind is blind; that the mind, through the language, is moulded from the culture; 
that the vision is never passive, but always active; as consequence Art can be considered 
and be faced like the real guide to the perception and the anthropological acquaintance, 
because it represents:
• source of information on the ways to conceive the visual experience 
• way of location of the essential variables of the perceptive experience 
• instrument of transformation of the landscape, the atmosphere, the distances 
• complex system which integrate kinetics and use of the senses 
• filter of the dominant and daily values 
• vehicle of exchanges of varied type and nature, also the economic ones 
• way of communicative innovation 
The anthropological view, therefore, beyond widening the range of the acquaintances about 
the cultures of seeing, put in guard from two fundamental risks: the diffuse and "cultured" 
risk to project in the visual world of the other, the structure of our visual world; the 
typical risk of the common relativism ("to everyone its truth", "de gustibus"), to favour 
condition instead of acknowledgment of the differences. And it faces new problems today. 
If the anthropological tradition has connected the issue of the difference and the identity 

to that one of the space - where are registered all the processes of symbolization of the 
shared identity -, the great contemporary movements of population, cause more difficulty to 
acknowledge in the places, impose a change of perspective: to be in the contemporary space 
means, in fact, to take care of circulation phenomena. To the horizon of the anthropological 
search the possibility of an anthropology without exotics is outlined and the dead of the 
exotics ask more than ever to reflect on the own categories of space, identity and difference. 
To take care itself of the sense of the others in a unknown world, cannot be separated from the 
knowledge of the own culture and communication. Today the sense of the anthropological search 
is played all "at home" and Art has become its village.

traduzione di Federica Tammarazio

En Plein Air

edizione 2008 CMYK