Considerazioni Attuali di Tiziana Conti mail: dienst@libero.it
I Linguaggi del Mediterraneo La Parola come segno


Nel saggio Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini, Walter Benjamin identifica 
l'essere spirituale con l'essere linguistico e, di conseguenza, l'essenza spirituale dell'uomo 
con la sua lingua, il cui fondamento è il nome. La comunicazione non avviene dunque "attraverso" 
la lingua, come sostiene il Nominalismo, quanto piuttosto "dentro" ad essa. Ogni realtà è animata 
dallo spirito linguistico, "un flusso ininterrotto, immateriale e magico che unisce organismo e natura". 
A fondamento di questa metafisica del linguaggio è posto il concetto di originaria presenza di 
verità nella lingua, che rinvia a quello romantico di Assoluto.
Nello strato più profondo della teoria linguistica è radicata la traduzione, trasposizione di una 
lingua in un'altra mediante continue trasformazioni. Essa è considerata una forma intermedia tra 
arte e filosofia e ha il compito di far emergere la "pura lingua", quella della "verità originaria". 
Il valore della lingua come manifestazione e progressivo disvelamento del Divino è tanto elevato da 
avere un effetto illuminante perfino sulla sfera etica. La "pura parola" è "immediatamente" tragica: 
ne deriva che la struttura del dramma si fonda sulla parola in metamorfosi.
E' compito del filosofo liberare l'idea in quanto parola, ridarle cioè trasparenza, in modo da giungere 
al "nucleo intimo", quello della pura contemplazione. 
La polarità tra la dimensione profetica della parola e il silenzio è la tematica complessa presa 
in esame nel saggio Karl Kraus; il silenzio è visto come una forma di reazione all'inautentico, 
"alla frase fatta come marchio di fabbrica, che rende l'idea mercificabile". Questa forma di 
silenzio a rovescio è una fonte alla quale il sapere attinge per approfondirsi: di qui discende 
il valore della citazione. 
Citare una parola significa chiamarla per nome, recuperarne l'origine: 
in questo processo il linguaggio demolisce per ricostruire, ponendo le premesse ad un 
umanesimo reale.

Al linguaggio si rapporta la mimesi: le capacità mimetiche hanno fatto della lingua "un archivio di 
somiglianze immateriali, hanno consentito alle cose di entrare in contatto tra loro, realizzando 
compiutamente la separazione della funzione magica da quella profana del canone linguistico, 
la purificazione che costituisce il linguaggio nella necessaria dualità di mimetico e semiotico". 
La metafora, come appare evidente nella struttura dei Denkbilder (immagini di pensiero), consente 
di mantenere intatta la ricchezza del linguaggio: essa è un "guizzo improvviso che consente al 
linguaggio di operare sul passato per trovarvi frammenti anticipatori del futuro, racchiudendo 
una possibilità di redenzione". La storia dell'arte si configura come la storia dei tentativi 
di sciogliere l'incantesimo del mito, di spezzarlo senza che peraltro ne vada perduta la multiformità.

L'attualità della concezione benjaminiana del linguaggio è davvero notevole: in un'epoca dominata 
dalla comunicazione inautentica, omologata, rettilinea e piatta, debordante nelle sue manifestazioni 
massmediali, risulta fondamentale sapersi riappropriare di un'essenza originaria. 
La dimensione messianica della lingua è un punto di vista sull'interiorità, che consente di superare 
il "contingente", per lasciare spazio alla "rivelazione". 
L'arte oggi si esprime attraverso linguaggi ibridati, dunque proteiformi; concetti quali il silenzio 
contrapposto alla dimensione inautentica, 
la citazione come lotta al marchio di fabbrica, la metafora come arricchimento della lingua sono 
evidenti manifestazioni del bisogno di recuperare un' identità perduta: identità dell'opera e 
identità dell'artista, che trovano la loro completezza nell' interrogare l'originario.
ACTUAL CONSIDERATIONS

In the essay "On language in general and on human language" (1916) Walter Benjamin identifies 
the spiritual being with the linguistic being and, consequently, the man's spiritual essence 
with its language, whose foundation is the name. The communication doesn't happen, therefore, 
"through" the language, as Nominalism supports, but "within" to it. 
Every reality is animated from a linguistic spirit, "an uninterrupted, immaterial and magical 
flow that joins organism and nature". To the base of language's Metaphysics is placed the concept 
of original presence of truth in the language, which sends back to the romantic idea of Absolute. 

Translation is fixed in the deeper layer of the linguistic theory, which means the transposition 
of a language in another one throughout continuous transformations. It's considered an intermediate 
shape between art and philosophy and has to make visible the "pure language", that one of the 
"original truth". The value of language, as manifestation and progressive revelation of Divine, 
is so elevating to have an illuminating effect even on the ethic sphere. 
The "pure word" is "immediately" tragic: the consequence is that the structure of drama is 
based on the word in metamorphosis. It's philosophers' task to free the idea as word, to give 
transparency to it, for reaching the "intimate nucleus", that one of the pure contemplation. 
The polarity between the prophetic dimension of word and silence is the complex topic investigated 
in the test "Karl Kraus" (1931); silence is seen like a kind of reaction to Unauthentic, 
"to the cliché like factory brand, that makes the idea as goods". This kind of up-side-down silence 
is a source to which the knowledge draws in order to get a deeper knowledge: it born from here the 
value of the quotation. 

To quote a word means to call it for name, to recover its origin: in this process the language 
demolishes in order to reconstruct, placing the premises of a real humanism. Mimesis reports itself 
to language: the mimetic abilities made the language "the archives of immaterial likenesses, have 
concurred to the things to enter in contact with themselves, completely realizing the separation 
of the magical function from that profane one in the linguistic canon, the purification that 
constitutes the language in the necessary duality of mimesis and semiotic". The metaphor, as 
it appears obvious in the structure of the Denkbilder (thought's images), concurs to maintain 
the wealth of the language intact: it is "an unexpected flash which allows to the language to 
operate on the past in order to find anticipators fragments of the future, enclosing a redemption's 
possibility". History of art is shaped like history of the attempts to melt the spell of the myth, 
to break it without loosing its own multiform peculiarity. The present time of the benjaminian 
conception of language is indeed remarkable: in an age dominated from the unauthentic, accredited, 
rectilinear and flat communication, digressing in its mass medial manifestations, it's basic to 
be able to reappropriate an original essence. The messianic dimension of language is a point of 
view on the interiority, which concurs to exceed the "contingent", for leaving space to the 
"detection". Art today is expressed through hybrid and protean languages; concepts which Hush 
versus unauthentic dimension, citation as fight to the factory brand, metaphor as enrichment 
of the language, are obvious manifestations of the need to recover a lost identity: identity 
of the work and identity of the artist, that find their thoroughness in interrogating the 
original being.
traduzione Federica Tammarazio 
progetto anno 2008 CMYK I linguaggi del Mediterraneo
Francesca Pregnolato
Marco Filippa
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